6 novembre 1998


ONU CONVENZIONE MONDIALE SUL CLIMA

A Buenos Aires scontro tra Brasile e Argentina

Divisione sulle proposte per la riduzione dell'emissione dei gas

- JANAINA FIGUEIREDO - BUENOS AIRES

I primi tre giorni della convenzione mondiale dell'Onu sul cambiamento del clima sono state sufficienti per rendere evidente la stanchezza in cui si svolgono i negoziati (3.000 delegati di 180 paesi) che dovrebbero cercare di controllare il processo di surriscaldamento della terra provocato dai gas di serra. Le discussioni tra paesi indistrializzati e quelli in via di sviluppo sono al centro del vertice di Buenos Aires. Tuttavia, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, esistono differenze anche tra i paesi non industrializzati. Brasile e Argentina, i due principali soci del blocco commerciale del Mercosur, non riescono a mettersi d'accordo. Mentre il governo argentino di Carlos Menen ha proposto che i paesi in via di sviluppo possano ridurre le loro emissioni di gas attraverso un impegno volontario, i rappresentanti brasiliani hanno sostenuto che questa iniziativa significherebbe un cedimento ai paesi industrializzati i quali a loro volta sono alla ricerca di un modo per ridurre i costi del taglio del 5% dei gas di serra previsto dal trattato di Kyoto firmato nel dicembre del 1997, ma non ratificato.

"Il Brasile non ridurrà le sue emissioni di anidride carbonica finché i paesi sviluppati non manterranno le promesse assunte con il trattato di Kyoto. Secondo le nostre stime le nazioni industrializzate non solo non hanno ottemperato al patto, ma hanno persino aumentato le proprie emissioni dell'11%. Perché dovremmo impegnarci noi se non lo fanno loro che hanno cominciato ad emettere gas dall'inizio della rivoluzione industriale e sono responsabili per il 90% dell'aumento della temperatura globale?" si è chiesto il direttore del dipartimento dei temi speciali dell'Itimaraty (la cancelleria brasiliana), Antonio José Guerreiro. La proposta brasiliana è semplice: i paesi in via di sviluppo hanno meno responsabilità nel processo di inquinamento dell'atmosfera dal momento che hanno cominciato ad industrializzarsi solo da cinquant'anni, mentre i paesi sviluppati inquinano l'atmosfera dalla metà del secolo scorso. Dato che le emissioni si accumulano, non si può considerare soltanto l'inquinamento registrato a partire dal 1990, come propongono i paesi industrializzati e come è stato stabilito dal protocollo di Kyoto. I brasiliani hanno inventato una battuta per spiegare il loro argomento: "è come se un gruppo di persone riunite a cena in un ristorante carissimo ci invitasse alla fine a prendere il caffè e dovessimo pagare il conto tutti insieme", ha commentato José Gonzalez Miguez, dell'istituto di ricerca del ministero di scienza e tecnologia del Brasile. La priorità per i brasiliani è che sia fissato un criterio oggettivo per misurare le responsabilità di ogni paese tenendo conto della prospettiva storica. Questo è il punto centrale della proposta brasiliana che sarà presentata ufficialmente alla prossima convenzione, in Giordania il prossimo anno.

Un altro dei progetti del Brasile era la creazione di un "fondo per lo sviluppo pulito", costituito dalle penalità pagate dai paesi che non si attengono agli impegni assunti. "Attraverso queste penalità si potrebbero generare delle risorse finanziarie per permettere l'acquisto di tecnologie per lo sviluppo pulito delle nazioni non industrializzate", ha spiegato Gonzalez Miguez. Ma molti governi rifiutano la proposta del fondo perché implica il coinvolgimento dei bilanci nazionali. Alla fine è stato deciso di accantonare l'idea del fondo e di promuovere meccanismi di sviluppo non inquinante, gli stessi che furono approvati nella riunione di Kyoto. Quale presidente del summit, l'Argentina ha approfittato per fare pressioni perché fosse approvata la sua proposta sugli impegni volontari. Un atteggiamento che ha creato un certo malumore tra gli altri partecipanti. L'unico paese in via di sviluppo che ha appoggiato la proposta è stato il Cile. Gli altri, e in particolare i membri del Mercosur, hanno considerato l'idea come una dimostrazione ulteriore delle "relazioni carnali" (un termine inventato dallo stesso cancelliere argentino Guido Di Tella) che esistono tra l'Argentina e gli Stati uniti.

"Il Brasile non è d'accordo con l'Argentina. Prima che tocchi a noi adottare qualunque impegno, è necessario che i paesi sviluppati mantengano ciò che hanno firmato nella convenzione di Rio del 1992, e successivamente a Berlino e poi a Kyoto. Si tratta di una disputa economica. I paesi industrializzati hanno come unico obiettivo quello di ridurre i propri costi" ha insistito Gonzalez Miguez. Sono in gioco molti fattori e interessi che rendono difficile arrivare ad un consenso. Ci sono paesi in via di sviluppo che, malgrado non abbiano assunto alcun impegno formale, stanno lavorando per ridurre l'emissione di gas, altri come il Brasile che reclamano un giudizio storico sulle responsabilità.



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