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cura di Franszisko
L'aria
delle nostre metropoli è ormai irrespirabile: basta
andare in campagna un paio di giorni e poi tornare in
città per sentire la puzza. Una coltre di
smog copre incessantemente i centri abitati. Se si osserva
l'orizzonte in una giornata serena si nota nella parte
bassa del cielo una perenne foschia grigia che permane
anche nelle giornate più ventose: e la cappa di
gas di scarico prodotta dalla combustione dei derivati
del petrolio che circonda tutta la Terra, tanto che gli
ultimi astronauti hanno riferito di un pianeta dall'aspetto
grigio. Insieme all'industria pesante le automobili
sono le maggiori responsabili del disastro. Quando anche
paesi come l'India e la Cina (2 miliardi e passa di abitanti)
avranno raggiunto l'obiettivo di un'automobile a famiglia,
i prezzi delle maschere antigas schizzeranno in alto.
Sono passati circa 100 anni da quando furono aperte le
prime fabbriche di automobili. E' stato un grave errore
al quale bisogna al più presto rimediare. Un modello
di sviluppo basato sul consumo indiscriminato delle risorse
naturali (e, va da se, sullo sfruttamento di uomini donne
e bambini), rischia di portare in tempi brevi alla distruzione
del nostro habitat e quindi alla scomparsa dello stesso
genere umano. Catastrofismo?
No, una prospettiva realistica!
L'automobile e il simbolo forte del modello di sviluppo
capitalista, su di essa si sono costruite intere economie
nazionali. E' giunto il momento di gridare chiaro e forte
che c'è bisogno di una inversione di tendenza.
Dobbiamo proclamare l'uscita immediata dall'era dell'automobile,
cominciando da subito a prospettare una società
capace di recuperare un rapporto organico e armonico tra
la Madre Terra e gli esseri umani.
Ecco di seguito alcune considerazioni utili a sfatare
il nefasto mito dell'automobile:
Ogni automobile consuma la stessa quantità di
ossigeno prodotta da un bosco della superficie di un ettaro
(10 mila metri quadrati). Quindi oltre a bruciare
idrocarburi e altre sostanze altamente nocive inquinando
l'aria, il motore a scoppio consuma anche enormi quantità
di ossigeno: come sappiamo infatti nel carburatore si
miscelano benzina e aria.
Contro
l'automobile per il diritto alla mobilita. L'automobile
viene presentata dalla pubblicità, espressione
dell'ideologia dominante, come simbolo di libertà.
Attraverso di essa ogni persona è libera di spostarsi
a proprio piacimento velocemente e senza le noie del trasporto
pubblico (orari, percorsi obbligati, scomodità,
ecc.). In realtà nelle grandi città la velocità
di spostamento nelle ore di punta e di poco superiore
a quella del pedone. Oltretutto corsie preferenziali,
sensi unici, zone pedonali, lavori in corso limitano la
scelta degli itinerari.
Senza
l'automobile per consumare meno. Se ogni automobilista
somma le cifre che spende ogni anno per il carburante,
le riparazioni meccaniche, le multe, bollo e assicurazione,
pulizia e manutenzione ordinaria, arriverà a cifre
sbalorditive, consistenti in una percentuale importante
del proprio reddito.
Basta
con l'automobile killer. L'automobile e la principale
causa di morte nella fascia di età dai 18 ai 25
anni. Ogni anno nella sola Europa muoiono decine di migliaia
di persone mentre è enorme la cifra delle persone
che rimangono gravemente ferite, tante di esse con danni
permanenti anche gravi. Fattori che per un pedone o un
passeggero di treno non avrebbero conseguenze, hanno per
il passeggero d'auto effetti letali: una lieve sbronza,
una distrazione, la strada viscida per la pioggia, un
po' di sonnolenza. La scarsa qualità e affidabilità
delle automobili, i materiali scadenti usati per costruirle,
l'eccessiva potenza dei motori in rapporto alla tenuta
di strada e controllabilità del mezzo, sono altri
fattori importanti nel determinare l'effetto crash. Non
sono ancora stati studiati a fondo gli effetti sulla salute
dell'inquinamento acustico. se ne sa pero già abbastanza
per affermare che e causa di gravi disturbi fisici e psichici.
Il rombo incessante che accompagna la nostra vita in città
non e solo rumore, e un attacco alle nostre condizioni
di vita.
Il
nostro tempo é troppo prezioso per sprecarlo al
volante di un'automobile. Un automobilista medio passa
anni della propria vita al volante di un'auto in
mezzo al traffico, di solito da solo, in tensione per
lo stress inevitabile, in allerta nei confronti
degli altri automobilisti. Ai danni all'equilibrio psichico
per l'innaturale superlavoro al quale viene sottoposto
il sistema nervoso, si sommano i danni fisici agli occhi,
all'udito, alla colonna vertebrale, ai tendini e alle
artico lazioni di ginocchia, gomiti e caviglie.
L'automobile,
fattore di guerra. Durante la guerra del Golfo molti
occidentali, intervistati dai media, dichiararono di essere
favorevoli alla guerra poiché temevano che non
avrebbero avuto più a disposizione la benzina quotidiana
per la propria automobile. Si fanno guerre sanguinose
per controllare le zone di produzione del petrolio al
fine di perpetuare un modello di sviluppo industriale
che genera a sua volta disastri ambientali e nuove guerre.
tratto da INFOXOA
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