PROCESSO PER TORTURA


Tribunale Civile e Penale di Padova
Ufficio Istruzioni


"... In data 28.6.82 veniva emesso mandato di cattura nei confronti di Danilo Amore, Genova Salvatore, Aralla Giancarlo, Di Janni Carmelo e Laurenzi Fabio [poliziotti accusati di tortura]; a causa delle condizioni di salute di tutti e cinque gli imputati (che ne avevano determinato, dopo la notifica del provvedimento restrittivo, il ricovero in Ospedali delle loro città di residenza), gli interrogatori si resero possibili tuttavia solo a partire dal successivo 15 luglio. Agli imputati Amore, Di Janni e Laurenzi venivano contestati anche i reati di cui ai capi D, I e E della rubrica, non compresi tra quelli indicati nel mandato di cattura. Il due agosto successivo veniva concessa a tutti gli imputati la libertà provvisoria. ..."

Corriere della Sera
16.7.1983

CONDANNATI GLI AGENTI NOCS Inflitte pene inferiori a quelle richieste dal PM e concessa la condizionale.
Un anno e due mesi di reclusione.
Riconosciuta ai 4 imputati l’attenuante di aver agito per motivi di particolare valore sociale.
(Il commissario della Digos GENOVA Salvatore, verrà eletto deputato nelle file del Psdi nel 1983)

Torture e restrizioni costruiscono pentiti e dissociati.
Comunque sia, a parte qualche processo condotto da qualche magistrato integerrimo, a parte qualche indignazione di rarissimi giornalisti perbene, a parte rare interrogazioni di qualche parlamentare sconcertato, sta di fatto che la stragrande maggioranza del sistema politico italiano, dei mass-media, degli organi dello stato (anche qui tranne rare eccezioni) ha avallato la tortura per gli arrestati e le sevizie per i detenuti politici. Misure che hanno raggiunto il loro risultato, non c’è che dire:

- la tortura ha costruito numerosi pentiti e delatori;
- le dure restrizioni carcerarie hanno costruito i dissociati.

Difatti nel carcere di Nuoro:
Sciopero della fame al carcere di Nuoro "Badu ‘e Carros"
Lettera dei prigionieri in sciopero della fame al cappellano del carcere di Nuoro.

Caro Cappellano, mercoledi 7 dicembre 1982 in 6 prigionieri della sezione speciale di Badu ‘e Carros abbiamo cominciato a rifiutare il cibo. In tal modo non vogliamo semplicemente protestare contro le disumane condizioni di esistenza in cui ci costringono e che tu ben conosci,...

I signori che qui comandano non hanno infatti la più pallida idea di quei valori inalienabili della personalità umana a cui ti riferisci a proposito del Convegno nazionale dei Cappellani, se questi valori non li riconoscono nemmeno a te, ti è facile immaginare quanto li riconoscano a noi!... Ma con questa nostra scelta vogliamo innanzitutto riappropriarci di qualcosa che ci appartiene in modo veramente inalienabile: la nostra identità di uomini, la nostra vita, vera, profonda. ...
Infatti nelle carceri speciali (a Nuoro in particolare) e nei braccetti della morte (guarda che non siamo noi che li chiamiamo in questomodo ma i tecnici di G.G.!) noi prigionieri siamo di fronte ad un’alternativa micidiale. O accettiamo di venderci come Giuda, essendo così noi stessi ad annientare la nostra personalità, la nostra esperienza, la nostra vita vissuta, oppure dobbiamo vivere in condizioni disumane, dove i signori che comandano ci sottraggono ogni giorno gocce di vita, distruggendo scientificamente non solo ogni nostro rapporto sociale, ma anche ogni possibilità di ricostruirlo, con l’ambizione infine di distruggerci anche la speranza.
Loro obiettivo è catturare e distruggere insieme il nostro corpo e la nostra anima.. Ed essere loro a decidere i tempi e i modi! Per questo, unica nostra possibilità di vita vera è non accettare questa situa-zione, non lasciare nelle loro mani inostri corpi, le nostre identità. Ma riappropriarcene e farle nuovamente nostre: questo è già per noi vivere, continuare a vivere anche in questi luoghi di morte. Per questo prima ti abbiamo detto che la cosa che più conta per noi non è tanto protestare, perchè con questa nostra scelta siamo andati oltre la protesta, ci siamo già presi tutto, tutto ciò cui più teniamo!
(Alberto Franceschini, Roberto Ognibene, Franco Bonisoli e altri)

Precedentemente, il 30 9. 1982 era stato scritto e fatto circolare un documento firmato da 51 ex-militanti di "prima linea", Ucc, Mcr, Comitati Comunisti, 7 aprile, ecc. Un documento dal titolo " Una generazione politica è detenuta", ma più noto come "documento dei 51". Noto perchè è ritenuto il documento contenente le argomentazoni di base per il progetto dissociazione. Questo documento viene pubblicato integralmente su "il Manifesto" che da quel momento darà molto spazio a tutto il dibattito sulla dissociazione.

Queste proposte di dialogo non rimangono inascoltate:

Con la legge 29.5.1982 n.304 - la cosidetta "legge sui pentiti" - erano stati approvati enormi sconti di pena per chi collaborava con la magistratura e denunciava i propri compagni contribuendo a farli arrestare.
Una legge che era servita al suo scopo, ma ora non è utile a raccogliere l’invito che viene dai detenuti che hanno fatto lo sciopero della fame di Nuoro (di provenienza BR), e da numerosi detenuti di Prima Linea che hanno rivolto appelli agli uomini politici di ogni parte. Tutti questi detenuti politici sono disposti a rinnegare il proprio passato, a criticarlo in ogni modo possibile e perfino a demonizzarlo, ma non vogliono fare i delatori. Dunque è necessaria un’altra legge che favorisca questa nuova tendenza che viene chiamata "dissociazione".

Numerose proposte di legge vengono presentate, da quasi tutte le forze politiche. Il travaglio sarà lungo e difficile, finchè da tutte queste proposte ne viene elaborata una che, alla fine, è approvata nel febbraio 1987.

Una legge che prevede sconti di pena sostanziosi per chi si dissocia dalla lotta armata e ammette le proprie resposabilità. Ma i detenuti dissociati, già da tempo, godevano di un trattamento carcerario di gran lunga migliore di quello riservano a chi non si dissociava; ed erano stati concentrati, a loro richiesta, nelle cosidette "aree omogenee" (all’interno di tutt i grandi complessi carcerari metropolitani). Non solo, ai dissociati di queste aree omogenee venivano concessi tutti i benefici possibili, però hanno dovuto aspettare l’approvazione della legge per avere sconti di pena.

La "dissociazione" di numerosi ex-militanti delle organizzazioni armate produce una notevole tensione tra i prigionieri politici nelle carceri italiane. I motivi sono molteplici: intanto a questi "dissociati" viene da subito assicurata una condizione di detenzione di gran lunga migliore rispetto agli altri prigionieri non-dissociati; ma anche sotto l’aspetto processuale si creano numerosi problemi. I "dissociati" avevano affermato di non voler fare i delatori ma di voler confessare soltanto le proprie responsabilità; ciò non era così semplice né scontato poichè l’attività cui avevano partecipato era stata un’attività collettiva.
Succedeva che ciascun "dissociato" confessava le proprie responsabilità e così facendo, insieme agli altri, contribuiva a creare un quadro di riferimento, sempre più completo, dell’attività dell’organizzazione cui avevano fatto parte e dei partecipanti alle stesse utilizzabile dalla magistratura per "incastrare" dei compagni/e altrimenti non condannabili.

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