CARCERI SPECIALI


Nel 75 fu dunque varata la legge 354, la cosidetta " Riforma" al cui interno i detenuti non trovarono alcun contenuto delle rivendicazioni che avevano caratterizzato le lotte degli ultimi anni; contrariamente alle loro aspettative, la nuova legge conteneva una differenziazione molto accentuata laddove i detenuti avevano rivendicato trattamenti più egualitari (vedi una critica dettagliata nel dossier : storia 2° parte).

Oltre ad una valutazione del tutto negativa, è stato possibile però utilizzare -come abbiamo visto nel dossier precedente (storia 2° parte)- alcuni spazi di socialità che la "riforma" consentiva e, grazie ai livelli di organizzazione raggiunti in alcuni carceri, si sono potuti mettere in atto alcuni progetti di evasione.

Ma ogni battaglia, ogni lotta, quanto più è aspra e combattuta, tanto più fa crescere entrambe le parti in conflitto, ed anche il potere riuscì a capire che il "vero" problema delle carceri era l’esistenza dell’organizzazione dei detenuti. L’Amministrazione carceraria cercò quindi di mettere a punto un progetto che riuscisse a separare i detenuti più combattivi e più coscienti, le "avanguardie del proletariato prigioniero" dal resto dei detenuti. Questa fu la mossa successiva alla "riforma": l’istituzione dei Carceri Speciali; quasi un completamento della "riforma" stessa nello spirito che informava tutta la legge e che intendeva normalizzare il carcere attraverso la differenziazione accentuata.

L’esperienza aveva insegnato agli uffici studi del Ministero e dei Carabinieri che la scelta di sparpagliare i compagni imprigio-nati nelle varie carceri, per di-sperderli, in realtà era stato come mettere "il pesce nella propria acqua": tanto era forte lo spirito di ribellione e di riscatto che in quegli anni si respirava anche nelle carceri, soprattutto tra quei giovani extralegali che, da una parte vole-vano togliersi di dosso la gerarchia malavitosa, dall’altra si nutrivano anch’essi dell’atmosfera di ribel-lione che proveniva dalle strade e dalle piazze, al punto che la presenza anche di pochi compagni in carceri sperduti attirava l’interesse di molti e funzionava da catalizzatore delle tensioni.

Istituzione dei Carceri Speciali - Istituti di "Massima Sicurezza"

Con un semplice decreto ministeriale, il n.450 del maggio 1977, vengono istituite le carceri speciali per rispondere alle lotte che si erano sviluppate e continuavano a svilupparsi nel circuito carcerario e per cercare di ostacolare i livelli di aggregazione in continua crescita ed anche per tentare di frenare il movimento di evasioni sviluppatosi enormemente negli ultimi anni.

Questa operazione viene affidata per la sua attuazione all’arma dei carabinieri al comando del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sia per la scelta e la ristrutturazione degli edifici, sia per i compiti di sorveglianza esterna e di controllo e ispezione interna. Cosi la notte tra il 16 e il 17 luglio 1977, in grande segretezza e con ampio spiegamento di forze e mezzi, facendo anche largo uso di elicotteri, alcune centinaia di compagni e proletari detenuti vengono trasferiti nelle prime carceri speciali allestite.
I primi detenuti deportati negli "speciali" (in gergo verranno chiamati "campi di concentramento" o semplicemente ‘campi’) sono i compagni incarcerati e i proletari detenuti più combattivi cheavevano organizzato opartecipato a rivolte, evasioni e lotte nel ciclo di lotte precedente, ed anche quelli che avevano rapporti con l’esterno soprattutto con compagni/e del movimento..
Con l'istituzione dei Carceri Speciali il sistema carcerario italiano viene a configurarsi come un sistema a due circuiti: uno "speciale" per le avanguardie del proletariato prigioniero, per i detenuti più combattivi e per i compagni ormai diventati molto numerosi. In codice venne chiamato "circuito dei camosci"; l'altro "normale" per la massa del proletariato prigioniero.

Nell'arco di tre anni entrano in funzione i seguenti Carceri Speciali: Asinara, Cuneo, Novara, Fossombrone, Trani, Favignana, Palmi, Badu e’ Carros, Termini Imerese, Ascoli Piceno; e per il femminile, Latina, Pisa e Messina, inoltre vengono allestite delle sezioni speciali in tutti i carceri giudiziari delle grandi città dove rinchiudere i carcerati provenienti dal circuito speciale che venivano trasferiti nelle città per processi o altro.

Alcuni operatori sanitari di Medicina Democratica dopo averli visitati, così li descrivono: "Contro ogni dettame costituzionale e in particolare ignorando quello in cui si afferma che tutti i cittadini sono uguali anche di fronte alle pene detentive, viene oggi, e sempre di più, portato avanti con ottusa violenza un progetto di discriminazione tra detenuto e detenuto, destinando il detenuto politico, o anche coloro sospettati di essere tali in quanto non più recuperabili alla logica del sistema, al carcere speciale, dove con specifiche disposizioni gabellate per motivi di sicurezza, ma che con questi non hanno nulla a che fare, si concretano tecniche raffinate di sperimentata efficacia di deprivazione sensoriale al fine di esasperare il detenuto, di disgregare la sua personalità, arrecando danni talvolta irreversibili per la sua salute fisica e mentale. Le misure messe in atto ... vanno dall'isolamento individuale o di piccoli gruppi 22 ore su 24, alle brusche interruzioni del ritmo sonno-veglia con perquisizioni notturne, alla eliminazione della naturale alternanza del giorno e della notte per mezzo di lampade sempre accese ...
... pressione psicologica ai colloqui tra il detenuto e i propri familiari molto dilazionati e realizzatisi in condizioni sub-umane ... per l'uso di strumenti aberranti come interposizioni di vetri insonorizzati e citofoni che alterano timbri di voce ...
Si tratta di un fenomeno in cui si evidenzia in modo inequivocabile una realtà di tortura psicologica particolarmente feroce e distruttiva dell'intera struttura psicofisica del detenuto in palese contraddizione con l'articolo 5 della "Convenzione dei diritti dell'uomo"...

C’era dunque da digerire la "riforma" su cui si sviluppò un grosso dibattito anche tra i detenuti;
Vediamo intanto in che situazione si trovano i compagni e i proletari nelle C.S.


Torna a "Memoria e Libertà"

Segue



TM Crew Home Page

ondarossa@mail.nexus.it
Radio Onda Rossa - Via dei Volsci 56, 00185 Roma (Italy)
Tel. + 39 6 491750/4469102 Fax. + 39 6 4463616