I RISULTATI DELLA RICERCA


Vogliamo nelle prossime pagine, esporre alcuni risultati che emergono dall'indagine, in forma chiara e discorsiva, rinviando per un'analisi più particolareggiata e corredata con tutte le tabelle, alla seconda parte del lavoro. In questa sede vogliamo limitarci a riassumere, con alcune brevi considerazioni, i fenomeni che emergono con maggiore evidenza, ma non ci stanchiamo di ripetere che il lavoro più importante è proprio quello successivo, in cui ciascuno può notare comportamenti e fenomeni dalla semplice ed autonoma osservazione delle tante tabelle.

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Innanzitutto è interessante a nostro avviso sottolineare alcuni aspetti che emergono dalle risposte date alla prima parte del questionario, quella in cui venivano richieste informazioni per così dire "strutturali" (età, sesso, scuola, lavoro, ecc.) ai frequentatori dei centri sociali intervistati.

In primo luogo, vi è un diverso rapporto tra maschi e femmine: il numero di queste ultime è infatti pari a circa la metà di quello dei maschi. Il dato ci sembra importante e foriero di domande stimolanti, anche perché la proporzione di due maschi per ogni femmina caratterizza in modo abbastanza uniforme tutti i centri sociali dove sono state fatte le interviste.

In secondo luogo, osserviamo in relazione all'età che i centri sociali sono frequentati soprattutto dalle fasce giovanili, in particolare in età compresa tra i 20 e i 25 anni. Dalla composizione giovanile dell'universo dei frequentatori dei centri sociali derivano un'altra serie di considerazioni legate alla condizione abitativa, al livello di istruzione, alla condizione professionale: il 70% degli intervistati vive con i genitori, l'istruzione è complessivamente medio/alta e la maggior parte degli intervistati sono studenti. Ovviamente dall'osservazione diretta delle tabelle emergono ulteriori informazioni sul diverso rapporto esistente tra maschi e femmine nonché in relazione alla distribuzione degli intervistati, tenendo conto anche delle diverse classi di età, in base alle varie classificazioni della condizione abitativa e professionale e dei diversi titoli di studio. In particolare, escludendo gli studenti (che ufficialmente non fanno parte del mercato del lavoro) si è registrato un tasso di disoccupazione per il totale degli intervistati del 34,8% (per le sole donne del 40,7%): questi tassi crescono di una decina di punti se fra i disoccupati si includono anche coloro che svolgono attività lavorative di tipo “occasionale”.

Un ultimo dato che ci preme notare, sempre in relazione alla prima parte del questionario, si riferisce allo svolgimento dell'attività politica. Quasi il 52% degli intervistati ha dichiarato di svolgere attività politica: tale attività viene svolta prevalentemente in centri sociali e collettivi politici. Assieme a questo dato, da intendersi in senso piuttosto positivo dal momento che esprime un diffuso impegno e consapevolezza politica, c'è però anche da segnalare come l'impegno politico, a quanto emerge dai dati, diminuisce sensibilmente nelle classi di età più giovanili.

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Nella seconda parte del questionario abbiamo chiesto informazioni circa la relazione tra gli intervistati ed i centri sociali intesi come circuito. Anche qui, riassumendo dati che vengono approfonditi in seguito, possiamo fare interessanti considerazioni. Il 40% degli intervistati si è avvicinato al circuito tra il 1989 ed il 1991, ma il fenomeno è in costante espansione (o quanto meno lo era al momento in cui sono state fatte le interviste), aspetto questo testimoniato dal fatto che quasi il 30% degli intervistati si è avvicinato per la prima volta ai centri tra il 1992 ed il 1994. A conferma della costante espansione del fenomeno, bisogna tenere presente il fatto che molti dei centri sociali oggetto dell’indagine sono stati occupati negli anni ‘90.

Abbiamo cercato anche di approfondire l'immagine che i centri sociali danno ai frequentatori, chiedendo agli intervistati di darne una definizione: i centri sociali sono stati prevalentemente definiti come "gruppo di impegno sociale", in seconda battuta come "centri di iniziativa politica" e in alcuni casi (neanche tanto pochi) come un "luogo di ritrovo"; ma quando si è chiesto al campione il tipo di iniziativa maggiormente frequentata, abbiamo riscontrato una forza notevole nel richiamo esercitato dai centri sociali in quanto sede di spazi musicali, passando in secondo piano tutte le altre iniziative. Anche in questo caso rinviamo alle specifiche tabelle per l'approfondimento delle modalità con cui vengono frequentate le principali tipologie di attività poste in essere dai centri. Sempre in relazione ai caratteri che i centri sociali danno di sé stessi nell'immaginario dell'universo dei frequentatori, vogliamo sottolineare l'importanza e l'interesse delle domande in cui è stato chiesto agli intervistati di esprimere liberamente un giudizio positivo e negativo sui centri sociali. Le più rilevanti critiche mosse ai centri si sono orientate prevalentemente in tre direzioni: la chiusura e la ghettizzazione che si vive al loro interno; l'incapacità di gestione e di organizzazione; e certi modelli di comportamento presenti nel circuito. Ma accanto a queste critiche i frequentatori apprezzano l'esistenza dei centri come spazi di aggregazione e socialità nonché luoghi di espressione di situazioni e cultura alternativi. Al di là dell'interesse e della curiosità che suscita la lettura dei singoli giudizi, per i quali rimandiamo all'appendice D, abbiamo osservato, in una visione d'insieme dei giudizi negativi e positivi sui centri sociali, che dalle risposte emerge che gli intervistati hanno una chiara immagine delle finalità dei centri, della sfida che essi rappresentano per le istituzioni e dei problemi che essi si trovano ad affrontare e che tutto ciò viene espresso in termini di tensione tra gli aspetti positivi e negativi del circuito.

Continuando in questa descrizione sommaria dei risultati dell'analisi, è opportuno fare anche qualche riferimento a quanto è emerso in relazione alla distribuzione sul territorio cittadino sia dei centri sociali sia degli intervistati. Si è constatato che gli intervistati sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo. Ovviamente dai dati si è registrato un effetto di gravitazione esercitato da ciascun centro rispetto al territorio circostante; ma accanto a questo fenomeno, scontato per la stessa natura dei centri ben radicati all'interno dei loro quartieri, è innegabile l'azione di un "effetto di circuito", per cui i frequentatori si spostano da zone anche lontane per raggiungere un centro sociale in cui si svolge un'iniziativa ritenuta interessante. In questo senso il fenomeno della mobilità dei frequentatori dei centri andrebbe sicuramente approfondito in funzione di alcune variabili importanti come la "notorietà" del centro, la sua dislocazione territoriale e, senza dubbio, proprio il tipo di iniziativa.

Tra i risultati più interessanti che emergono da questa analisi vogliamo, in queste brevi note introduttive, dare spazio ad altri due elementi. Innanzitutto la percezione che gli intervistati hanno del problema del "finanziamento" dei centri sociali: più del 90% dei frequentatori è ben consapevole del fatto che i centri si autofinanziano, per cui il messaggio di organizzazione autonoma dalle istituzioni è ben comunicato e recepito. Ma sull'opportunità o meno di un finanziamento pubblico delle attività dei centri, il campione si divide e se, da una parte, le risposte sottolineano comunque il pericolo latente di un intervento istituzionale che comprometta e ricatti l'autonomia dei centri, dall'altra parte si vede un possibile finanziamento pubblico come un diritto legittimato dall'attività effettivamente ed efficacemente svolta dai centri sociali. Viceversa sembra essere vista in modo innaturale per la realtà espressa dai centri l'ipotesi sottoposta al campione di una sottoscrizione obbligatoria, considerata in modo negativo da circa due intervistati su tre.

Infine un'ultima considerazione va fatta su una domanda che abbiamo posto agli intervistati circa il giudizio sull'assegnazione da parte del Comune degli spazi occupati dai centri sociali. E' necessario tener presente ancora una volta che il questionario è stato fatto tra aprile e giugno 1994 e cioè in un momento in cui il dibattito su questo aspetto era di estrema attualità, nonché oggetto di trattative tra Comune e centri. Il campione ha giudicato in modo positivo l'assegnazione degli spazi da parte del Comune (62%), ma alcune considerazioni meritano di essere fatte: in particolare, fino a che punto il giudizio è stato espresso nella consapevolezza del dibattito in atto, in favore della proposta di delibera presentata dai centri o di quella successiva del Comune? E' una domanda del tutto legittima e a cui non siamo in grado noi stessi di dare risposte. Occorre tuttavia tenere presente che, a prescindere dalla risposta data alla domanda, nello spazio riservato ai commenti in calce alla domanda stessa tutti gli intervistati hanno tenuto a sottolineare la necessità di non snaturare i centri sociali (si veda l’appendice E).

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Vogliamo concludere dunque questa breve introduzione rilanciando alcune problematiche. Innanzitutto ci preme di sottolineare i limiti di una ricerca di questo tipo. E' stata una ricerca lunga e per tanti aspetti difficile, che in non pochi momenti ci ha scoraggiato, così come ci scoraggia il fatto di presentare oggi, a distanza di due anni, un lavoro che può sotto certi aspetti rappresentare una realtà molto diversa da quella attuale, e ciò tanto più per il fatto che se l'analisi ha dimostrato qualcosa, questo qualcosa è proprio la grande dinamicità di un fenomeno in costante evoluzione, che non può essere fermato e sclerotizzato in una "fotografia". In secondo luogo vogliamo ribadire quanto detto all'inizio: il progetto era molto più ampio, ma le forze a nostra disposizione sono state capaci di produrre solo quanto viene illustrato nelle prossime pagine.

Tutto ciò non toglie che un tipo di ricerca di questo genere deve essere letta soprattutto come ricerca di STIMOLI: stimoli al dibattito tra i compagni che occupano i centri che, speriamo, possano trovare informazioni importanti dai dati su coloro che più spesso fruiscono dei centri; stimoli ad approfondire gli aspetti rimasti in sospeso in questo lavoro, con ricerche più precise o mirate verso particolari argomenti; ed infine (perché no?) uno stimolo a rimpossessarsi dei metodi della statistica, perché essa non venga usata sempre e solo in modo improprio o distorcente o, quanto meno, individuando e ammettendo nonché evidenziando le eventuali distorsioni.


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