Comunicazioni di pubblico dominio



Progetti e tecnologie digitali per integrare in un solo prodotto immagini, suoni e parole. Un incontro internazionale

di Gomma su Il Manifesto 26.01.96


Con un programma, per scelta degli organizzatori, caotico e pieno di sovrapposizioni, si è concluso in Olanda il secondo convegno internazionale Next 5 Minutes, la rassegna di arte, politica e nuovi media che si è svolta tra Amsterdam e Rotterdam. I dibattiti hanno puntato sempre in alto, cercando in primo luogo di definire teoricamente i "media tattici", per poi elaborare una sorta di piattaforma programmatica, il cui slogan è stato "dall'accesso per tutti all' accesso per che cosa". I due obiettivi tematici dimostrano che nel cyberspazio è ormai consolidata una "gestione diretta" dei mezzi di comunicazione elettronica. Infatti, se c'è una guerra mondiale in corso questa è la guerra dell' informazione, e i media tattici (mezzi di comunicazione e soggetti integrati in formazione bellica) sono armi di offesa/difesa.
Una metafora forse un po' dura, quella militare, ma che è servita a chiarire quale sia lo scenario di chi lotta contro un potere dispotico o chi sperimenta nuovi modelli di aggregazione e di creatività. Infatti, rispetto a un potere sempre più decentrato e di difficile identificazione, di fronte alla velocità della trasformazione, tattiche agili sembrano essere più efficaci e praticabili di complesse strategie. Via libera dunque a tutte le possibili forme di invenzione alternativa-mediatica e a ogni integrazione dei diversi media.

Next 5 Minutes TACTICAL MEDIA

La guerra dei media


Il secondo punto emerso nella dicussione del meeting, quello relativo all'accesso ai mezzi di comunicazione digitale, ha segnalato due differenti livelli di accesso, che possono individuare, più o meno, l'appartenenza alle fasce "alte" o "basse" delle nuove forme di controinformazione. In altri termini chi ha o non ha accesso ai mezzi di informazione (videocamere, e videoregistratori, computer, reti telefoniche e informatiche).
Ovviamente al primo livello si collocano i paesi del Terzo mondo; sul secondo i paesi a capitalismo avanzato e gli "attivisti" della comunicazione attenti ai problemi della democrazia. Il convegno a dato spazio a entrambi, tanto che gli uomini e le donne provenienti da Birmania, Sri Lanka, India ed ex Unione sovietica hanno potuto lamentare la mancanza quasi totale di strutture /hardware o di servizio), mentre le diverse etnie slave, aggregate in efficientissime troupe televisive o radiofoniche alternative, hanno potuto testimoniare ampiamente cosa significhi "guerra dei media" in paesi dove la guerra c'è veramente.
Quando il meeting ha affrontato il secondo livello sono emersi i problemi intorno all'organizzazione dell'attivismo mediatico - i suoi contenuti, i limiti delle strutture come Internet e le reti esistenti (anche umane) - nonchè le tematiche relative al "corpo mediato o cyborg" o al copyright, inteso come un concetto ormai obsoleto.

L' ottimismo californiano


In sintesi, sempre che sia possibile farne una il meeting ha visto prevalere un certo pragmatismo e una critica, non certo velata, al cosiddetto "ottimismo californiano" - incarnato dalla pur simpatica e generosissima figura del Grateful Dead e attivista delle reti John Perry Barlow, sempre presente in questi convegni - che si esprime in entusiasmo nei confronti di nuove tecnologie, smart-drugs, buonumore illimitato nella vita da spiaggia digitale. Per i critici, ciò che si profila all' orizzonte è al contrario, un sentimento critico nei confronti del mercato e, nelle parole di molti, una particolare attenzione alle invasioni di quest'ultimo nella sfera dei diritti. Poca simpatia quindi nei confronti di filosofie alla Nicolas Negroponte, considerate troppo ammiccanti e fiduciose nei confronti di un capitalismo che, pur essendo post-fordista (termine considerato già obsoleto da qualche commentatore), non ha perso le antiche caratteristiche da schiacciasassi.
Sull'identificazione del peggior male esistente al mondo, a voler essere sinceri, c'è stata un'oscillazione tra fordismo (panacea della triste condizione dei popoli oppressi: tesi californiana), tecnofilia spinta (non ci può essere alcun tipo di rivoluzione senza un coinvolgimento diretto del corpo, quindi rifiuto del virtuale: tesi dei guerriglieri poetico/ontologici modello "Taz, zone temporaneamente autonome"), presenza assenza delle ideologie (basta che non sia la solita zuppa del vecchio modo di far politica: tesi assai confusa ma ampiamente condivisa). Per questo vale segnalare l'osservazione di un critico americano sulla necessità di far circolare in Internet più contenuti politici. A questo punto un giovane della ex-Jugoslavia lo ha interrotto dicendo che di ideologie in rete non c'è proprio bisogno e che di "comunismo" ne aveva avuto abbastanza. Pronta la risposta dell'americano che ha sottolineato la necessita di rafforzare principi quali l'antirazzismo o l'antimachismo, viste certe spiacevoli situazioni presenti in rete.
Tornando al problema dell'accesso e a merito degli organizzatori del meeting che fanno anche parte di questo progetto, bisogna anche ricordare Xs4all (che si pronuncia access for all, cioè accesso per tutti), un'iniziativa olandese che da la possibilità a chiunque di entrare in Internet e, completamente gratis, di poter depositare la propria pagina in World Wide Web. In altri termini una traduzione operativa del principio di democrazia dell'informazione che permette sia di emittere che di ricevere informazione. Dietro a questo progetto, la mano dei famigerati hacker di Hacktic, che hanno pensato bene di fare qualcosa di pubblica utilità per mettere in chiaro quali fossero i loro principi. Ma, per non smentire le proprie origini trasgressive, sono proprio loro che, nel dibattito d'apertura, hanno incitato tutti gli abitanti "senza accessi" del villaggio globale a risolversi il problema autonomamente con un po' di pirataggio informatico, abbandonando la cultura del piagnisteo telematico ormai diffusa su scala mondiale.

Il caso italiano


Come prevedibile la discussione sugli accessi si è spostata sul problema pubblico/privato (Tv, radio e soprattutto Internet) e, finalmente, ecco apparire un qualche desiderio di conoscere la situazione italiana. Proprio al meeting abbiamo appreso che Nichi Grauso, alfiere del servizio telematico Video On Line, viene osservato attentamente dai frontisti dei media. Le ragioni sono dovute al fatto che Video On Line ha comperato diverse pagine pubblicitarie su riviste del settore, guadagnandosi un'intervista su Wired, il patinato magazine dell'era digitale. In questa intervista Grauso viene dipinto come amico del comunista Bertinotti e imprenditore illuminato (in senso negropontiano) che ha messo in pratica, alla ricerca di profitto, quello di cui la sinistra ha solo blaterato, cioè lavorare seriamente sul villaggio globale, investendo ovunque, dal Primo al Terzo mondo traducendo pagine Web in 15 lingue africane.
I forti appetiti sui modelli capitalistici-mediatici italiani sono stati soddisfatti da un dibattito molto critico su Berlusconi, insieme allo scrittore Giovanni Ruggeri, con una parte appositamente dedicata a Video On Line, tenuta da Alessandro Ludovico. Un altro contingente italiano, appartenente alla rivista Decoder e al gruppo toscano Strano Network ha invece illustrato la situazione della telematica di base italiana e commentato il video del collettivo del Leoncavallo sulle devastazioni subite dal centro sociale nel dicembre scorso.

Video-maker d'assalto


Nel complesso la situazione italiana, dal punto di vista del tatticismo dei media, è sembrata abbastanza "arretrata" (non certo per la generosità degli attivisti, quanto piuttosto per una totale mancanza di garanzie democratiche. In Italia si è ancora fermi al problema dell'accesso), soprattutto se paragonata ai progetti presentati durante il convegno. Uno di questi è stato illustrato dal video-maker d'assalto Paul Garrin, famosissimo per le sue immagini degli scontri a Tompkins Square Park a New York, che si è alleato con Zerberus, la filiazione telematica del Chaos Computer Club, per costruire un supporto alle reti nella ex Jugoslavia. E vedere riunite in cerchio tutte le etnie jugoslave per parlare tranquillamente del villaggio globale è stato un evento che ha dato una certa emozione e, una volta tanto, un po' di ottimismo verso il futuro.


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