di John Steinbachtratto
da CovertAction Quarterly |
John Steinbach è coautore insieme alla moglie Louise Franklin-Ramirez della mappatura e database "Pericolo radioattivo in USA". E' attivo nell area di Washington D.C. nel movimento per la pace e la giustizia.
Nei primi mesi del 2001, gli sforzi per trovare la pace in Medio Oriente hanno dovuto subire due colpi molto forti. Il leader della destra israeliana Ariel Sharon è stato eletto capo del governo di Israele, la nazione nucleare "tralasciata". Ed il primo bombardamento dell'Iraq da parte di forze USA/UK del presidente George W. Bush, che è stato giustificato come atto "difensivo".
Dalla guerra del
Golfo nel 1991, molta attenzione è stata dedicata sulla presunta minaccia
da parte delle armi di distruzione di massa irachene, mentre il maggior imputato
nella regione, Israele, è stato ampiamente trascurato.
Con un arsenale di 200-500 armi termonucleari e un sofisticato sistema di lancio,
Israele, con una popolazione di 6 milioni di persone, ha recentemente preso
il posto della Gran Bretagna come quinta potenza nucleare mondiale. Può
ora rivaleggiare con Francia e Cina per la consistenza e il livello tecnologico
del suo arsenale nucleare.
Possedendo armi chimiche e biologiche, un arsenale atomico molto sofisticato e una strategia aggressiva per il loro uso effettivo, Israele fornisce il maggior impeto regionale per lo sviluppo di armi di distruzione di massa e rappresenta una grande minaccia alla pace e alla stabilità in Medio Oriente.
L'ipocrisia implicita
nella condanna dell'Iraq per le sue armi di distruzione di massa e l'attenzione
ossessiva verso "stati fuorilegge" come la Corea del Nord, unite al
fatto che si ignori il provocatorio arsenale israeliano, è davvero sbalorditiva.
L'esistenza del programma nucleare israeliano è un serio impedimento
alla non-proliferazione e al disarmo.
E' arrivato il momento per chi si occupa delle sanzioni contro l'Iraq, della
pace giusta in medio Oriente e del disarmo nucleare, di affrontare direttamente
il problema delle armi di distruzione di massa detenute da Israele.
Il programma nucleare
israeliano iniziò negli ultimi anni '40. Fu stabilito dal Dipartimento
di Ricerca sugli Isotopi al Weissman Institute of Science, sotto la direzione
di Bergmann, il "padre della bomba israeliana", che nel 1952 fondò
la Commissione israeliana per l'Energia Atomica.
Sin dall'inizio, gli USA sono stati pesantemente coinvolti nello sviluppo della
capacità nucleare israeliana, addestrando scienziati nucleari israeliani
e fornendo tecnologia nucleare incluso un piccolo reattore per la "ricerca"
nel 1995 nell'ambito del programma "Atomi per la pace".
E' stata la Francia,
comunque, a fornire il grosso dell'assistenza nucleare ad Israele, culminata
con la costruzione di Dimona, un pesante reattore ad uranio naturale e a riprocessamento
di plutonio, situato vicino Bersheeba, nel deserto del Negev.
Israele è stato attivo nel programma di armi nucleari francese dal suo
inizio e ha fornito fondamentali competenze tecniche. Dimona diventò
operativa nel 1964 e il riprocessamento del plutonio cominciò subito
dopo. Nonostante le affermazioni israeliane che Dimona fosse una "fabbrica
di manganese o un'industria tessile", le misure di sicurezza estreme che
sono state impiegate, hanno smascherato queste falsità.
Nel 1976 Israele ha abbattuto uno dei suoi aerei Mirage e nel 1973 un aereo
civile libico che si era avvicinato troppo a Dimona, uccidendo 104 persone.
Ci sono ipotesi
credibili sul fatto che Israele abbia fatto esplodere almeno uno e forse diversi
ordigni nucleari a metà degli anni '60 nel deserto del Negev, vicino
alla frontiera egiziana, e che abbia partecipato attivamente ai test nucleari
francesi in Algeria.
Dal tempo della guerra dello Yom Kippur nel 1973, Israele ha avuto un arsenale
di forse diverse dozzine di atomiche pronte ed arrivò allo stato di pieno
allarme nucleare.
Possedendo un'avanzata tecnologia nucleare e il meglio degli scienziati nucleari, Israele ha dovuto presto affrontare un grosso problema - come ottenere l'uranio necessario. La fonte propria di uranio erano i depositi di fosfati nel Negev, totalmente inadeguati per il fabbisogno del programma in rapida crescita. La risposta a breve termine furono i raid in Francia e Gran Bretagna per appropriarsi delle spedizioni di uranio di contrabbando e nel 1968 con il "Plumbatt Affair" collaborò con la Germania occidentale per appropriarsi i 200 tonnellate di yellowcake (ossido di uranio).
Queste acquisizioni
clandestine di uranio per Dimona furono successivamente coperte dai paesi coinvolti.
Ci fu anche l'ipotesi che una Società USA, Nuclear Material and Equipment
Corporation (NUMEC), ha deviato centinaia di libbre di uranio arricchito a Israele
dalla metà degli anni '50 alla metà dei '60. Nonostante inchieste
della CIA e dell'FBI e udienze del Congresso, nessuno èstato perseguito.
Alla fine degli anni '60 Israele risolse il problema dell'uranio sviluppando
stretti legami con il Sud Africa con degli accordi per cui Israele forniva la
tecnologia e le competenze per la "Bomba dell'Apartheid" mentre il
Sud Africa provvedeva all'uranio.
Nel 1977 l'Unione
Sovietica avvertì gli USA che delle foto satellitari indicavano che il
Sud Africa stava progettando un test nucleare nel deserto del Kalahari. Il regime
di apartheid tornò indietro, sotto le pressioni dell'amministrazione
Carter.
Il 22 settembre 1979, un satellite USA captò un test in atmosfera di
una piccola bomba termonucleare nell'oceano Indiano, al largo delle coste sudafricane,
ma dato il coinvolgimento israeliano, il rapporto fu prontamente insabbiato.
Più tardi si è appreso da fonti israeliane che erano effettivamente
avvenuti tre test di ordigni nucleari di artiglieria israeliani miniaturizzati.
La collaborazione
israelo-sudafricana non si concluse con i test ma è continuata fino alla
caduta dell'apartheid, specialmente con lo sviluppo e i test di missili a medio
raggio e artiglieria avanzata. Oltre ad uranio e test il Sud Africa ha fornito
ad Israele grossi capitali da investire, mentre Israele metteva a disposizione
la sua capacità commerciale per permettergli di aggirare le sanzioni
internazionali imposte al regime di apartheid.
Nonostante la Francia e il Sud Africa sono stati i primi responsabili dello
sviluppo del programma nucleare israeliano, gli USA conservano la maggior parte
delle colpe. Un osservatore ha rimarcato che il programma nucleare israeliano
"è stato possibile solo per un raggiro calcolato da parte israeliana
e un'attiva complicità da parte americana". Iniziando con la fornitura
di un piccolo reattore a metà degli anni '50, l'America ha giocato un
ruolo critico nei piani nucleari israeliani.
Gli scienziati
israeliani sono stati ampiamente addestrati nelle università USA e nei
laboratori militari. Nei primi anni '60, i controlli per il reattore di Dimona
sono stati ottenuti clandestinamente da una società chiamata Tracer Lab,
la pincipale fornitrice dei pannelli di controllo per i reattori militari USA,
comprati attraverso una sussidiaria belga.
Nel 1971 l'amministrazione Nixon approvò la vendita a Israele di centinaia
di Kryton, un apparecchio necessario allo sviluppo di sofisticate bombe nucleari.
E nel 1979 il presidente Carter fornì a Tel Aviv foto ad altissima risoluzione
del satellite spia KH-11, che furono poi usate due anni dopo per bombardare
il reattore iracheno Osirak. Con l'amministrazione Nixon e Carter, accelerando
poi drammaticamente sotto Reagan, i trasferimenti di tecnologia avanzata a Israele
continuarono e continuano fino ad oggi.
Dopo la guerra del 1973 Israele ha intensificato il suo programma nucleare, continuando la sua politica di oscuramento. Alla metà degli anni '80 molte stime dell'arsenale nucleare israeliano erano dell'ordine di due dozzine ma le esplosive rivelazioni di Mordechai Vanunu, un tecnico nucleare che lavorava nel complesso di riprocessamento di uranio di Dimona, ha cambiato tutto.
Un sostenitore di sinistra dei diritti dei palestinesi, Vanunu credeva che fosse un dovere verso l'umanità divulgare il programma nucleare israeliano al mondo. Ha esportato clandestinamente dozzine di foto e dati scientifici fuori da Israele e nel 1986 la sua storia fu pubblicata dal londinese Sunday Times.
Rigorose valutazioni scientifiche delle rivelazioni di Vanunu portarono alla scoperta che Israele possedeva la bellezza di 200 bombe termonucleari miniaturizzate e altamente sofisticate. Le sue informazioni rivelavano che la capacità dell reattore di Dimona si era ampliata e che Israele produceva 1.2 chili di plutonio a settimana, abbastanza per fabbricare 10-12 bombe all'anno e che stava producendo armi nucleari avanzate. Appena prima della pubblicazione, Vanunu fu rapito a Roma da una agente segreta israelo-americana del Mossad, fu picchiato, drogato e rapito in Israele. Dopo una campagna di disinformazione e diffamazione sulla stampa israeliana, Vanunu fu processato per tradimento da una corte di sicurezza segreta e condannato a 18 anni di prigione. Ha scontato più di 12 anni in isolamento in una cella di 6 piedi per 9 e, secondo Amnesty International è il prigioniero conosciuto della nostra epoca che ha scontato il più lungo periodo di isolamento. Dopo un anno di trattamento speciale rispetto alla popolazione carceraria - non gli era permesso avere contatti con arabi - Vanunu è stato soggetto, dal 2000, a periodi di punizione in isolamento e deve ancora scontare tre anni di prigione. Le rivelazioni di Vanunu sono state ampiamente ignorate dalla stampa internazionale, specialmente in USA e Israele continua a godere di campo libero riguardo al suo status nucleare.
Campagna per la liberazione di Mordechai Vanunue-mail:
freevanunu@mindspring.com |
I prodotti principali
dell'arsenale nucleare israeliano sono bombe al neutrone, bombe termonucleari
miniaturizzate destinate a massimizzare l'irradiazione di raggi gamma, minimizzando
gli effetti esplosivi e le radiazioni a lungo termine (in pratica destinate
ad uccidere le persone, lasciando intatte le cose).
Le armi comprendono missili balistici e bombardieri capaci di raggiungere Mosca,
missili da crociera, mine terrestri (negli anni '80 Israele ha impiantato mine
terrestri nucleari lungo le alture del Golan) e ordigni di artiglieria con una
gittata di 45 miglia.
Il Sunday Times (Londra) riporta nel Giugno 2000 che un sottomarino israeliano ha lanciato un missili cruise, colpendo un obiettivo a 950 miglia. Israele è la terza nazione dopo USA e Russia ad avere questa capacità. Quest'anno dispiegherà` tre di questi sottomarini, virtualmente imprendibili, di cui ognuno equipaggiato con 4 missili Cruise.
Lo stesso arsenale nucleare schiera dalle "bombe che distruggono città" più potenti di quella di Hiroshima a mini-bombe tattiche. L'arsenale israeliano di armi di distruzione di massa fa impallidire il potenziale effettivo o virtuale di tutti gli stati mediorientali messi insieme ed è sproporzionato per ogni ragionevole bisogno di "deterrenza".
Israele possiede anche un completo arsenale di armi chimiche e biologiche. Secondo il Sunday Times, Israele ha prodotto sia armi chimiche e batteriologiche con un sofisticato sistema di lancio. Un alto ufficiale dei servizi israeliani ha ammesso: "c'è a malapena una singola arma biologica o chimica che non sia stata prodotta nell'Istituto Biologico di Nes Tziyona". Lo stesso rapporto descrive Jet F-16 destinati specificatamente ad armare armi chimiche e biologiche, con personale addestrato ad essere operativo in pochi istanti.
Nel 1998 il Sunday
Times ha scritto che Israele, usando ricerche sudafricane, stava sviluppando
una "bomba etnica". Nello sviluppo di quest'arma, gli scienziati israeliani
stavano sfruttando i progressi medici identificando un gene distintivo degli
arabi, creando un batterio o virus geneticamente modificato Gli scienziati stavano
provando a costruire microorganismi mortali che potessero attaccare solo coloro
con il gene distintivo nella loro mappa genetica.
Dedi Zucker, membro di sinistra della Knesset, il parlamento israeliano, ha
denunciato questa ricerca dicendo: "Moralmente, e sulla base della nostra
storia, delle nostre esperienze e delle nostre tradizioni, tale arma è
mostruosa e deve essere bloccata".
Nell'immaginario popolare, la bomba israeliana è l'arma come "ultima risorsa", da essere usata all'ultimo momento per evitare la distruzione. Questa strategia, descritta dal giornalista USA Seymour Hersh come "l'opzione Samson" è sottoscritta da molti sostenitori di Israele.
"GLI ARABI POSSONO AVERE IL PETROLIO, MA NOI ABBIAMO I FIAMMIFERI" - Ariel Sharon
Per quanto questa formula possa essere stata vera nelle menti dei primi strateghi nucleari israeliani, oggi l'arsenale nucleare israeliano è legato inestricabilmente ed integrato con la strategia militare e politica globale israeliana. Come dice Hersh: "l'opzione Samson non è più l'unica opzione nucleare che Israele ha a disposizione."
Israele ha fatto
un numero infinito di velate minacce contro le nazioni arabe e contro l'Unione
Sovietica prima e la Russia poi. Un esempio lampante viene da Ariel Sharon,
ora primo ministro israeliano: Gli arabi possono avere il petrolio, ma noi abbiamo
i fiammiferi".
In un altro esempio, l'esperto nucleare Oded Brosh affermò nel 1992:
"non dobbiamo vergognarci del fatto che l'opzione nucleare sia il mezzo
più importante per la nostra difesa e un deterrente contro chi ci attacchi."
L'accademico israeliano Israel Shahak ha commentato nel 1997: "la speranza per la pace, così spesso assunta come scopo per Israele, non è secondo il mio punto di vista, un principio della politica israeliana come invece è l'estensione della dominazione e dell' influenza israeliana." Ha poi aggiunto: "Israele si sta preparando ad una guerra, nucleare se necessario, per impedire cambiamenti nell'area che non corrispondono alle sue volontà`, come quelli che riguardino qualche stato mediorientale Israele chiaramente si prepara ad usare tutti i mezzi a sua disposizione, inclusi quelli nucleari."
Israele usa il suo arsenale nucleare non solo nel contesto della deterrenza o della guerra diretta ma anche in modi più sottili ma non meno importanti. Per esempio, il possesso di armi di distruzione di massa può essere una potente leva per mantenere lo status quo o per influenzare gli eventi secondo il suo vantaggio, come proteggere i cosiddetti paesi arabi moderati da insurrezioni interne o per intervenire in guerre inter-arabe.
Nel gergo politico-militare israeliano questo concetto è chiamato "coercizione non convenzionale" ed è semplificato da una citazione del 1962 di Shimon Peres: "Acquisire un sistema d'arma superiore (leggi nucleare) significa la possibilità di usarlo come mezzo di coercizione, in modo che costringa l'altra parte ad accettare le richieste politiche israeliane come quella del mantenimento dello status quo tradizionale e la firma di trattati di pace."
Un altro tra gli usi principali della bomba israeliana è di coercizione nei confronti degli USA per farla agire in favore di Israele, anche andando contro i propri stessi interessi strategici. Addirittura nel 1956 Francis Perrin, capo del progetto atomico francese scriveva : "Pensiamo che la bomba israeliana sia indirizzata agli americani, non per lanciargliela contro ma per dire 'Se voi non ci aiutate in una situazione critica, vi obbligheremo a farlo, altrimenti useremo la bomba atomica."
Durante la guerra
del 1973 Israele ha usato il ricatto nucleare per costringere Henry Kissinger
e il presidente Richard Nixon ad inviargli massicci aiuti militari. Come l'allora
ambasciatore israeliano Simcha Dinitz affermava: "se non ci verranno inviati
aiuti militari massicci immediatamente, allora sapremo che gli USA non rispettano
le loro promesse e dovremo trarre conclusioni molto serie"
Un esempio di questo scenario è illustrato nel 1987 da Amos Rubin, consigliere
economico dell'allora primo ministro Yitzhak Shamir. "Se lasciato a se
stesso Israele non avrà altra scelta se non cadere in un livello di difesa
più rischioso che metterà in pericolo se stesso e il mondo in
generale. Per impedire che Israele dipenda dall'uso di armi nucleari chiediamo
2-3 miliardi di dollari all'anno in aiuti USA." Da allora l'arsenale nucleare
israeliano è stato enormemente incrementato, quantitativamente e qualitativamente,
mentre il borsellino americano è stato sempre aperto.
E' chiaro che
Israele non è interessato alla pace se non quella dettata dai suoi propri
termini, e non ha alcuna intenzione di negoziare lealmente per tagliare il suo
programma nucleare o discutere seriamente su un medioriente libero dal nucleare.
Seymour Hersh scrive: "l'entità` e la raffinatezza dell'arsenale
nucleare israeliano permette a uomini come Ariel Sharon di sognare il ridisegnamento
della mappa del Medioriente, aiutato dall'implicita minaccia della forza nucleare."
C'è un'abbondanza
di prove a sostegno di questa analisi. Ezer Weizman, l'ex presidente israeliano,
afferma: " L'opzione nucleare guadagna attualità` e la prossima
guerra non sarà convenzionale."
Ze'ev Shiff, un esperto militare israeliano che scrive su Ha'aretz dice: "chiunque
creda che Israele firmerà la Convenzione ONU contro la proliferazione
di armi nucleari sta sognando ad occhi aperti."
E Munya Mardoch,
direttore dell'Istituto Israeliano per lo sviluppo dei sistemi d'arma dice nel
1994: "Il significato morale e politico delle armi nucleari è che
gli stati che rinunciano al loro uso si mettono nella situazione di vassalli.
Tutti questi stati che si sentono soddisfatti dal possesso di armi convenzionali
sono destinati al ruolo di vassalli."
Nel momento in cui la società` israeliana diventa sempre più polarizzata,
l'influenza della destra radicale si rafforza sempre di più. Secondo
Shahak: " La prospettiva che gruppi come il Gush Emunin o altri fanatici
israeliani di destra o qualcuno dei deliranti generali dell'esercito israeliano
prendano il controllo delle armi nucleari non è da escludersi nel momento
in cui la società ebraica israeliana segue una solida polarizzazione,
il sistema di sicurezza si affida sempre più al reclutamento tra le fila
dell'estrema destra."
In una futura guerra mediorientale - che non si può del tutto escludere stanti le asserzioni di Ariel Sharon, un criminale di guerra con un passato di sangue che va dal massacro di civili palestinesi a Quibya nel 1953 al massacro di Sabra e Chatila nel 1982,e via discorrendo - il possibile uso di armi nucleari da parte israeliana non può essere escluso.
Seymour Hersh avverte: "Se scoppierà una nuova guerra in medioriente o se qualche nazione araba lancerà missili contro Israele, come ha fatto l'Iraq, un'escalation nucleare, una volta impensabile se non come ultima risorsa, non sarebbe una probabilità remota."
Molti pacifisti mediorientali hanno esitato a discutere sul monopolio nucleare israeliano nella regione e questo ha portato ad analisi incomplete e non uniformi e a strategie d'azione sbagliate. Ma rimettere al centro dell'attenzione il problema delle armi di distruzione di massa di Israele avrà diversi effetti salutari.
Primo, metterà in luce la dinamica di destabilizzazione che porta gli eserciti mediorientali a costringere gli stati della regione a cercare ognuno il proprio "deterrente".
Secondo, metterà in luce il doppio standard grottesco che vede gli USA e l'Europa da un lato condannare l'Iraq, la Siria e la Corea del Nord per lo sviluppo di armi di distruzione di massa mentre contemporaneamente proteggono e legittimano il principale colpevole.
Terzo, scoprire la strategia nucleare israeliana, aiuterà a focalizzare l'attenzione internazionale.e ci saranno maggiori pressioni per farne smantellare l'arsenale e negoziare lealmente.
Infine, un'Israele non nuclearizzata, darebbe luogo ad un Medioriente non nuclearizzato, rendendo molto più probabile un accordo di pace complessivo nella regione.
Finchè la comunità internazionale non affronterà Israele rispetto al suo programma nucleare segreto, è improbabile che si sarà alcuna soluzione del conflitto Israelo-arabo, un fatto su cui conta con tutta evidenza Israele, come l'era Sharon fa presagire.