INTERVENTO DEL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO "TUPAC AMARU" AL SECONDO INCONTRO INTERCONTINENTALE PER L'UMANITÀ E CONTRO IL NEOLIBERISMO. ISAAC VELAZCO, PORTAVOCE PER L'EUROPA:

INTERVENTO DEL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO "TUPAC AMARU" AL SECONDO INCONTRO INTERCONTINENTALE PER L'UMANITÀ E CONTRO IL NEOLIBERISMO. ISAAC VELAZCO, PORTAVOCE PER L'EUROPA:

Libertà nella democrazia:

Stimati compagni e compagne, riceviate un cordiale saluto da chi in Perù, in lungo e in largo per questo vasto territorio, con decisione e con fermezza, dalle prigioni, le montagne o le città resiste e affronta il capitalismo selvaggio: il neoliberismo, modello economico che sa offrire ai nostri popoli solo miseria e repressione.

Nel frattempo più di venti milioni di peruviani vivono nella dittatura assoluta del governo di Alberto Fujimori, perché solo con la dittatura, solo con il terrorismo di stato si può applicare il modello neoliberista. Quel modello economico che l'imperialismo ci sta vendendo da tempo come l'unico capace di farci uscire dal sottosviluppo. E che tuttavia da tempo sta condannando a morte per fame e repressione i nostri popoli.

Qual'è la risposta che possiamo dare di fronte a questi fatti? È possibile rimanere impassibili, indifferenti allo sterminio di vasti settori della popolazione in varie parti del mondo? Diventeremo complici di questo lento sterminio o alzaremo la nostra voce di protesta, il nostro spirito ribelle per trovare e costruire insieme ai nostri popoli una società in cui la pace che i nostri popoli stanno cercando sia una conseguenza naturale della giustuzia sociale. Evidentemente questa società a cui aspira l'umanità non può essere costruita senza enormi sacrifici, senza lotte. Non possiamo permettere che dallo stato e con la violenza cerchino di sterminare i nostri popoli. Si parla di violenza come fenomeno che riguarda persone che non hanno alternative, che non trovano soluzioni nella democrazia ai problemi che gravano sul nostro paese. Vengono qualificate come violente le orgnizzazioni politiche che difendono i diritti del nostro popolo, diritti consacrati nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, diritti individuali e collettivi, i diritti del nostro popolo. Vengono qualificati come terroristi perché rispondono alla violenza dello stato con la violenza organizzata dei popoli.

Però chi cririca i guerriglieri, cioè coloro che si alzano in armi e vengono indicati come violenti, dimentica che esiste una violenza più brutale che è quella degli stati, creata dagli interessi delle multinazionali e che condanna a morte centinaia di migliaia di persone in quanto non viene garantita loro l'assistenza medica, perché manca loro un'alimentazione adeguata. Quella violenza che permette che bambini in tenera età debbano lavorare per sopravvivere, quella violenza che spinge bambibi e bambine a prostituirsi per sopravvivere, quella violenza di stato che spinge i giovani per mancanza di lavoro, di accesso alla cultura, alla delinquenza, all'alcolismo e alla tossicodipendenza. Di questa violenza pochi parlano e, tuttavia, è lì, esiste, ogni giorno più brutale e condanna i nostri popoli ad una morte lenta. Pochi parlano di questa violenza perché non conviene loro riconoscere che questa violenza riguarda questa falsa democrazia che esiste oggi nel mondo. Che fare di fronte a tutto ciò? Si dice che bisogna intervenire nella politica e lo abbiamo fatto. Le organizzazioni che rappresentano i nostri popoli hanno avanzato proposte di soluzione alla crisi strutturale che sta vivendo il nostro popolo e la risposta è stata la persecuzione, le manganellate, gli arresti, la tortura, le sparizioni forzate, il genocidio e la prigione.

Il neoliberismo ha messo in pratica quello che il fascismo aveva preconizzato durante la seconda guerra mondiale: la guerra totale contro i nostri popoli. Il modello neoliberista non è soltanto un modello economico, è qualcosa di più. Aggredisce i nostri popoli in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Impedisce l'accesso alla cultura, al lavoro, all'educazione al divertimento... per questo, perché il neoliberismo aggredisce i nostri popoli in tutti gli ambiti e si erge come unica alternativa dopo la morte delle ideologie. Ma noi diciamo che le ideologie non sono morte, esiste un'ideologia imperante che opprime il nostro popolo. Però, nel contempo, i lavoratori nelle campagne e nelle città, stanno opponendo una resistenza a questa ideologia dominante mettendo in pratica tra loro la solidarietà. È questa solidarietà che ha permesso loro di resistere alla brutalità del modello neoliberista. Quella solidarietà che si manifesta in Perù con l'abnegazione e il lavoro delle donne organizzate nelle mense popolari dei programmi di distribuzione di pasti per bambini. Solo così è sopravvissuto il nostro popolo, così ha manifestato la sua resistenza nei confronti di un modello brutale che cercava di sterminarlo. Ma allo stesso tempo, le più varie forme di organizzazione si sono mantenute perché c'è un'ideologia dei lavoratori, del proletariato, della civiltà contadina che aspira a costruire società giuste e degnitose. Per questo noi affermiamo che l'ideologia dei lavoratori, l'ideologia dei giovani, di tutte le donne e gli uomini onesti è quella della solidarietà che si contrappone all'individualismo, all'egoismo che le società capitaliste avanzate impongono quotidianamente attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Si manipolano le coscienze e le menti dei nostri giovani per renderli ogni giorno più egoisti ed individualisti, ma non sono ancora riusciti, né riusciranno, ad imporsi perché i giovani e noi tutti, uomini e donne consapevoli, siamo solidali. In quanto esseri sociali ci relazioniamo in diversi modi ed esprimiamo queste relazioni nella solidarietà contro chi ci aggredisce. Ma anche la solidarietà ha modi diversi di esprimersi. I capitalisti sono solidali tra loro per difendere i propri interessi e parlano anche di solidarietà quando filantropicamente organizzano feste per fare la carità ai più bisognosi. Anche la chiesa parla di solidarietà quando distribuisce le elemosine, ma questa solidarietà non è quella del nostro popolo perché essa è falsa, in quanto mantiene il sistema di oppressione dei nostri popoli, mantiene la dominazione del capitale sul lavoro. Ciò che noi desideriamo è una solidarietà ideologica, una solidarietà politica, perchè lottiamo contro un sistema brutale, basato su quella contraddizione non ancora risolta tra capitale e lavoro. Gli operai di tutto il mondo, i lavoratori della campagna e della città sono affratellati e uniti di fronte ad un nemico comune: il neoliberismo. Non possiamo commiserarci tra noi perché la nostra solidarietà deve essere cosciente, deve essere politica, deve essere ideologica, dato che il nemico che affrontiamo è l'imperialismo, è il capitalismo selvaggio chiamato oggi neoliberismo.

Per tutte queste ragioni l'internazionalismo deve essere una pratica tra chi aspira a costruire società giuste, dignitose e pacifiche. Per queste ragioni ho sentito con dolore che nell'ambito di questo evento per l'umanità e contro il neoliberismo non si è tenuto conto di coloro che, per via delle proprie idee, sono stati privati delle propria libertà. Persone che vivono in condizioni inumane; è preoccupante che noi che parliamo di neoliberismo ci dimentichiamo di loro, di quegli uomini e donne che in tutte le parti del mondo si trovano privati della propria libertà. Non dimentichiamo, compagni e compagne, che nella lotta contro il neoliberismo verremo tutti qualificati come sovversivi, terroristi, fautori della violenza e soffriremo prigione, detenzione, tortura...

Oggi possiamo partecipare qui a questo evento però se siamo coerenti nella lotta contro il neoliberismo, forse la prossima volta non ci potremo essere perché saremo in prigione. E non ci piacerebbe se si dimenticassero di noi.

Per questo, compagni, per questo, compagne, questo evento non può né deve essere solo un incontro di scambi di esperienze ma deve essere l'inizio di una nuova forma di organizzazione di resistenza al modello neoliberista. Questo incontro deve concludersi nella necessaria coordinazione, nella necessaria organizzazione di una risposta concreta e contudente contro il neoliberismo.

Non credo che sia corretto che lo sforzo compiuto dagli organizzatori e dalle organizzazioni per concorrere a questo evento si perda, uscendo da questo incontro senza conclusioni, senza almeno il germe di una organizzazione, senza una coordinazione tra tutti coloro che vi hanno partecipato.

Per quello che riguarda ciò che sta avvenendo in Perù, dopo l'assasinio dei membri del Commando Edgar Sanchez e del compagno Nestor Cerpa Cartolini, come dice la dichiarazione dei comitati internazionalisti di Zaragoza, essi furono sotterati nella clandestinità per evitare che il popolo gli rendesse il loro giusto omaggio. Nonostante tutto, non hanno potuto evitare che il popolo li individuasse, che trovasse le loro tombe per rendere loro omaggio. Le tombe dei nostri compagni non sono più clandestine e ricevono il riconoscimento e l'apprezzamento del nostro popolo. D'altro lato, l'obbiettivo politico di questa azione, che era quello di denunciare l'essenza del modello neoliberista, la sua irrazionalità e rendere così possibile l'apertura di un nuovo spazio politico e far sì che il nostro popolo si possa esprimere in modo libero e organizzato, si sta realizzando. Oggi il nostro popolo scende nelle strade; dopo tanti anni ha conquistato le strade e le piazze e chiama Alberto Fujimori con il suo vero nome: "dittatore e assassino". Lo sforzo è stato grande, il prezzo pagato alto però allo stesso tempo ha aperto al nostro popolo la speranza di una mondo migliore. In questo contesto, dopo tanti anni di repressione brutale che ha mietuto vittime tra dirigenti, operai, contadini, dirigenti politici... la sinistra peruviana si è notevolmente indebolita. La nostra organizzazione non è un'eccezione. E questo spazio apertosi in Perù con il sacrificio dei membri del Commando Edgar Sanchez può finire male. I settori della destra peruviana in contrasto con il regime Fujimori, contrasti che obbediscono ad interessi economici, stanno facendo il possibile per calvacare la lotta del nostro popolo, per confonderli e trascinarli dietro le loro proposte liberiste.

E l'incapacità della sinistra di riconoscere o di proporre un'alternativa di chiara indipenenza politica di classe sta contribuendo a questo obbiettivo. È possibile che, nonostante gli sforzi dei nostri fratelli, non riusciremo a sconfiggere il dittatore e creare nuove condizioni per costruire insieme al nostro popolo una società giusta, degnitosa e libera.

Ma noi insisteremo in questo nostro intento. Stiamo rinnovando i nostri sforzi per orientare le lotte del nostro popolo verso un'alternativa distinta dal modello neoliberista, verso un'alternativa socialista. Sono tempi molto difficili questi, in cui pochi parlano di socialismo.

Però in Perù il modello economico che conosciamo da tanti anni è il capitalismo e l'unica cosa che ci ha dato il capitalismo è stata la miseria e la repressione. Non è stata una soluzione ai problemi dei lavoratori delle campagne e delle città. Crediamo che il nostro popolo debba cercare un'alternativa e questa alternativa è il socialismo.

Compagni e compagne, spero di non avervi stancato con questo intervento e spero di poter rispondere alle domande che mi porrete. Solo vi chiedo per favore di farlo a voce ben alta perché oltre ad essere cieco ho un problema di udito.

Grazie mille!

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