San Salvador Atenco, Messico - Maggio 2006ANTEFATTI: La battaglia di San Salvador Atenco, un villaggio a pochi km dalla Capitale messicana, non comincia all'alba del 3 maggio, tra le nubi dei lacrimogeni dei Granaderos; c'e' alle spalle un lungo percorso di lotta e, soprattutto, una grande vittoria politica dei contadini contro lo strapotere neoliberista. Alla luce di questi fatti gli avvenimenti del 3 e 4 maggio 2006 si possono leggere inequivocabilmente come una sanguinosa vendetta dello Stato. |
Il 22 ottobre 2001 l'allora Presidente del Messico Vincente Fox decreta espropriate le terre dei contadini di Atenco, con un rimborso di 5 pesos al metro quadro, per costruirvi il secondo aereoporto di Citta' del Messico. L'atto e' incostituzionale e prevede l'ursupazione di terre assegnate a comunita' collettive dagli emendamenti agrari della Rivoluzione di Zapata di inizio del '900. I campesinos si costituiscono nel Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) e danno vita a una battaglia tenace contro lo Stato e il Piano Puebla Panama (che prevede una serie di infrastrutture logistiche, come l'aereoporto, per favorire la circolazione delle merci secondo i trattati economici imposti dagli USA). Occupano terre, brandiscono i machete, affrontano la polizia e, infine, con un processo legale, la spuntano: l'aereoporto lo costruiranno altrove, non sulle terre collettive degli indigeni. Lo Stato cede ma non dimentica.
Nel frattempo il FPDT si allea con il CECOP (un coordinamento di comunita' rurali contro una diga), per contrastare l'ultima follia liberista partorita dall'amministrazione di Fox: il bacino idroelettrico della Parota. Stiamo alle solite, un progetto inutile bocciato addirittura dalla Banca Mondiale: previsti 25.000 contadini sfollati, 17.300 ettari inondati compresa la biodiversita' del Rio Papagayo con una desertificazione delle falde acquifere e della zona di bassa corrente che coinvolgera' altri 50.000 campesinos. Il tutto in un'area altamente sismica e per gli interessi finanziari della piu' importante lobby del Messico che cedera' allo stato i diritti d'usufrutto solo dopo 40 anni. Il CECOP e il FPDT, nell'aprile del 2006, si sommano all'Altra Campagna (una piano nazionale di lotta anticapitalista), stringendo cosi' fortemente i legami con l'EZLN. Questo permettera' che i fatti di Atenco non cadano nell'oblio, sollevando invece una forte mobilitazione nazionale e internazionale. Ad Atenco, da generazioni e generazioni, a ogni stagione del raccolto i floricultori della valle del Texcoco scendono in citta' per installarsi in un lato del mercato e vendere i loro prodotti con i quali guadagnano quanto gli permette di vivere e recuperare il necessario per continuare la coltivazione per il resto dell'anno. La tradizione s'interrompe nell'inverno del 2006 quando la giunta municipale di sinistra (PRD) vieta ai campesinos di installarsi per fare posto a un nuovo ipermercato Wal Mart. Nonostante tanti constrasti, e violenti incidenti, ad aprile 2006 si giunge a un accordo che non verra' mai rispettato dalle autorita' locali, statali e tantomeno da quelle federali. LA BATTAGLIA DEL MAGGIO Alle 07:00 del mattino del 3 maggio 2006 i floricultori si piazzano al solito posto, coinvolgendo pero' i compagni del FPDT come testimoni di fronte al probabile arrivo delle forze dell'ordine. Le truppe non tardano ad arrivare e gli scontri si fanno feroci con i campesinos armati di machete che feriscono vari poliziotti. Durante questi primi scontri un gruppo di 40 contadini si barrica in una casa circondata da 400 agenti mentre circa altri 200 popolani bloccano le vie per Texcoco. La polizia statale e quelle federale (PFP) caricano e sgomberano il blocco stradale ma durante questo confronto i manifestanti sequestrano 6 agenti. A questo punto un elicottero cala truppe speciali nella casa dove erano trincerati i 40 campesinos arrestando fra questi gli esponenti di spicco del movimento locale, quali Ignacio Del Valle e Rodolfo Cuellar. In questa operazione un agente spara a bruciapelo a Javier Cortes Santiago, 14 anni che muore sul colpo. Tv e report ufficiali della polizia negheranno per molto tempo la responsabilita' dell'omicidio, fino alle evidenti prove (il calibro del proiettile e le testimonianze di alcuni agenti "pentiti") mostrate dai contadini e dai manifestanti. Intanto a Citta' del Messico il subcomandante Marcos dichiara "Allerta Rossa" e in Chiapas si chiuderanno i territori autonomi. Si organizzano carovane per Atenco, si bloccano le strade, l'indomani si occupano le scuole, le facolta', si improvvisano cortei. Nella notte, sotto gli occhi di osservatori internazionali, i contadini rilasciano i 6 agenti catturati. Alle 6:30 del mattino del 4 maggio 4000 agenti della polizia municipale, statale (i Granaderos), e federale, appoggiati da 10 elicotteri, invadono militarmente il villaggio, circondandolo per ogni lato e avanzando verso lo zocalo, la piazza centrale, dove resistono 300 compagni tra floricultori e FPDT. E' un massacro, gli agenti sfondano le porte di tutte le case, perquisendo sommariamente per distruggere le mobilie e punendo tutta la popolazione solidale con gli insorti. Spari, grida, arresti indiscriminati e violenze anche per tutti i militanti dell'Altra Campagna che erano accorsi in appoggio ai contadini. La tattica e' studiata a tavolino: terrorizzare e punire l'intera popolazione civile. Alexis Benhumea Hernandez, ventenne studente di Economia della UNAM di Citta' del Messico viene colpito in testa da una granata sparata a distanza ravvicinata; supplira' un mese di coma e il 7 giugno morira'. I media indipendenti sono gli unici che nel caos, nella coltre dei lacrimogeni e degli spari, riportano i fatti in tempo reale e con veridicita'. I media ufficiali avvallano la tesi strampalata che vede le forze dell'ordine impegnate in un azione antiterroristica. Negheranno per lungo tempo le violenze, gli stupri, la violazione dei diritti umani e addirittura le morti. Il 5 maggio, tra le macerie fumanti, sfila il corteo solidale dell'Altra Campagna e degli abitanti annichiliti dai soprusi. Circa 10.000 persone riprendono possesso del villaggio mentre le forze d'occupazione si dileguano lasciando un saldo di 218 detenuti, trasportati direttamente al carcere di Santiaguito e li' rinchiusi senza l'udienza preliminare del giudice. Nel trasporto almeno 30 delle donne arrestate subiscono abusi sessuali, costrette a stare svestite e sdraiate a faccia in giu' sul pavimento del furgone e ripetutamente seviziate. Gli stranieri, 5 persone tra cui 4 donne (anch'esse violentate), vengono deportati immediatamente e incostituzionalmente. I prigionieri all'arrivo al carcere non vengono neanche ospedalizzati, nonostante le numerose ferite per i colpi dei manganelli e delle granate. Molte donne riportano infezioni vaginali e gravi lesioni interne ma per mesi le autorita' si rifiuteranno di accogliere le loro (coraggiose) denuncie, improvvisando che le ragazze erano state istruite dall'EZLN a mentire e a recitare di essere state violentate per sollevare lo scandalo. Non c'e' fine alla menzogna del potere e al servilismo dei media. Solo dopo le 150 mobilitazioni di maggio e giugno in 64 citta' di 29 paesi del mondo, quindi sotto la pressione internazionale, le autorita' messicane riconoscono alcune violazioni, rimbalzandosi le accuse. Al momento dei 52 poliziotti indagati, 44 lo sono per gli stupri del 4 maggio e nessuno di loro si trova incarcerato o sotto processo. Dopo quasi un anno, invece, restano dentro il carcere di Santiaguito 25 prigionieri tra i quali 7 compagne di quelle violentate. Da dentro continuano a denunciare le loro condizioni e il sopruso dello Stato di Diritto, termine con cui hanno giustificato la mattanza di Atenco. |
|
|