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Il rapporto di amnesty international sui crimini della polizia francese, January-June 2001

Qui di seguito pubblichiamo il rapporto di Amnesty International sui crimini della polizia francese nei riguardi di immigrat* "cittadini" e "clandestini", il rapporto e' del 2001 ma ancora chiede chiarificazioni su fatti avvenuti circa 30 anni fa e che non hanno avuto alcuna risposta. Si fa inoltre riferimento ad alcune morti e maltrattamenti avvenuti durante le deportazioni in aereo [leggi qui] o in stazioni di polizia di frontiera sia francesi che degli ex possedimenti coloniali. Frequenti anche i casi di isolamento prolungato nei riguardi di detenuti politici (principalmente dell'organizzazione "Action Direct" che hanno portato alla morte di questi ultimi). Inoltre si fa riferimento ai fatti del 1961 (manifestazione degli immigrati algerini nel centro parigino), dove trovarono la morte circa 200 immigrati (ammanettati e buttati nella senna o torturati e morti nei distretti di polizia).

Sono stati segnalati episodi di violenze da parte della polizia. Tra le presunte vittime vi sono stati richiedenti asilo e stranieri privi di documenti. Sono stati denunciati maltrattamenti su minori e vi sono state preoccupazioni a riguardo di minori tenuti isolati in aree di detenzione. Alcuni rapporti hanno riferito di maltrattamenti di cittadini stranieri nei dipartimenti e nei territori d’oltremare. Le pessime condizioni dei detenuti durante la custodia di polizia hanno suscitato forti critiche. Gli esiti giudiziari di alcuni casi di sparatorie mortali da parte della polizia hanno sollevato ulteriori gravi preoccupazioni sull’impunità degli agenti. AI ha chiesto al governo di farsi carico dei propri obblighi giudiziari nei confronti dei casi di tortura ed esecuzioni sommarie di cittadini algerini occorsi durante la guerra d’indipendenza dell’Algeria. Varie inchieste giudiziarie sono state avviate sulla base delle denunce di violazioni dei diritti umani durante la guerra, ma alcune di esse sono state chiuse quasi subito.

Maltrattamenti di richiedenti asilo

Sono pervenuti numerosi rapporti sui maltrattamenti della polizia ai danni di richiedenti asilo che opponevano resistenza alla deportazione. Le presunte vittime hanno affermato che, mentre erano ammanettate, sono state colpite con schiaffi, percosse con manganelli o trascinate lungo il pavimento. A marzo stata aperta un’inchiesta giudiziaria preliminare dopo che un funzionario del ministero degli Esteri, in servizio nella nuova area di detenzione Zapi 3 all’interno dell’aeroporto Roissy-Charles De Gaulle, ha inviato un rapporto al procuratore di Bobigny. Il funzionario ha dichiarato di aver visto Blandine Tundidi Maloza, cittadina della Repubblica Democratica del Congo, distesa sul pavimento della sala d’attesa. Le sue gambe erano coperte di «ferite sanguinanti chiaramente recenti». La donna affermava di essere stata ferita da un agente di polizia che l’aveva presa a calci, buttata a terra e trascinata sul pavimento per i capelli quando aveva opposto resistenza ai tentativi di farla salire a bordo di un aereo diretto a Douala, Camerun. La sua richiesta d’asilo è stata successivamente accettata.

Sono emerse preoccupazioni per l’isolamento dei minori nelle aree di detenzione. Secondo quanto riferito, nel mese di giugno due bambini, di tre e cinque anni, sono stati separati dai genitori e tenuti a Roissy per quattro giorni. Una ragazza congolese di 14 anni è stata tenuta a Zapi 3 per dieci giorni, separata da sua madre e in presenza di adulti di entrambi i sessi.

*Il cittadino camerunense Eric Nguemaleu ha denunciato di essere stato colpito con un manganello di plastica mentre alcuni agenti cercavano di farlo salire su un aereo diretto a Douala. Le visite mediche effettuate hanno riscontrato un certo numero di ferite e contusioni. L’episodio si verificato in ottobre; all’inizio di novembre Eric Nguemaleu è stato rilasciato da Zapi 3 per ordine della Corte d’Appello di Parigi che ha stabilito che non gli erano state fornite cure mediche tempestive mentre era nell’area di detenzione.

Maltrattamenti di altri cittadini stranieri

Numerosi cittadini stranieri hanno denunciato di essere stati maltrattati alle frontiere o nei dipartimenti e territori d’oltremare, per esempio nella Guiana francese e a Saint Martin (Guadalupa).

*Nel mese di febbraio, Baba Traoré, cittadino del Mali, è stato arrestato dalla polizia di frontiera mentre stava viaggiando in treno dalla Spagna a Parigi per rinnovare il proprio passaporto.

Baba Traoré, che era in possesso di validi permessi di lavoro e di soggiorno spagnoli e risiedeva nelle Isole Canarie, ha denunciato di essere stato colpito da un pugno all’occhio sinistro nella stazione di polizia della cittadina di Hendaye. Poco dopo è stato consegnato alla polizia spagnola e il giorno stesso è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza all’occhio. I referti medici hanno stabilito che l’occhio è stato seriamente danneggiato da un «trauma diretto». Baba Traoré ha sporto denuncia al procuratore di Bayonne.

*Nella Guiana francese, in agosto, il cittadino del Suriname Koneisi Geddeman, privo di documenti, sarebbe stato gravemente ferito dopo essere stato ripetutamente percosso e preso a calci allo stomaco e alla testa, mentre giaceva a terra ammanettato. Egli era stato inseguito da agenti della polizia nazionale a Cayenne, dopo essere fuggito quando gli erano stati chiesti i documenti. Secondo quanto riferito, circa sei agenti lo hanno percosso sia in strada, sia alla stazione di polizia, dove è stato anche colpito a testate. Per varie ore è stato tenuto in una cella senza cure mediche e ha iniziato a vomitare dopo aver bevuto dell’acqua. In seguito Koneisi Geddeman è stato ricoverato in ospedale a Cayenne, dove è rimasto per diverse settimane dopo essere stato sottoposto a operazioni chirurgiche.

Maltrattamenti di minori

*Il tribunale di Nanterre ha aperto un’inchiesta sulla denuncia di gravi maltrattamenti a danno di un minorenne che, in luglio, era stato trattenuto in custodia di polizia. In seguito ai maltrattamenti, il ragazzo ha dovuto essere sottoposto a intervento chirurgico urgente per la rimozione di un testicolo. Secondo quanto riferito, il sedicenne Yacine era stato condotto alla stazione di polizia di Asnières, nei dintorni di Parigi, dove aveva inizialmente resistito ai tentativi di ammanettamento e insultato gli agenti. In seguito è stato portato in un corridoio dove, sebbene fosse ammanettato, stato colpito con pugni, calci e ginocchiate. In violazione alle leggi, sua madre non è stata immediatamente informata dell’arresto, nonostante Yacine l’avesse richiesto.

*A giugno un gruppo di ragazzi di origine africana, nordafricana e rom macedoni hanno presentato denunce di maltrattamenti della polizia avvenute nell’area Goutte d’Or, Parigi. Uno dei minori, il dodicenne Ahmet, ha dichiarato ad AI di essere stato colpito alla testa dopo essere stato condotto alla stazione di polizia di Goutte d’Or perché sospettato di furto. I ragazzi hanno anche riferito di essere stati minacciati e insultati con epiteti razzisti.

Rapporto del Cpt

A luglio il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e altre punizioni o trattamenti inumani o degradanti (Cpt) ha pubblicato il rapporto delle visite, effettuate nel maggio 2000, in varie stazioni di polizia, aree di detenzione e carceri. Il Cpt ha osservato che la maggior parte delle denunce di maltrattamenti da parte della polizia coinvolgeva la polizia nazionale e consistevano principalmente nei casi di persone colpite con pugni e calci, buttate violentemente a terra e ammanettate troppo strettamente. Il Cpt ha segnalato le denunce di maltrattamenti inflitti a cittadini stranieri negli aeroporti durante i tentativi di deportazione. Il Cpt ha rilevato che le condizioni di detenzione, soprattutto negli edifici della polizia nazionale, erano incompatibili con la dignità umana e spesso «disgustosamente sporche».

Isolamento prolungato dei detenuti

Nel mese di gennaio AI ha chiesto al governo di prendere misure immediate per risolvere la situazione dei membri dell’ex gruppo armato Action directe le cui condizioni di salute, secondo quanto riferito, si sono deteriorate in maniera allarmante a seguito dei prolungati periodi di isolamento a cui sono stati sottoposti fin dal momento del loro arresto, avvenuto nel 1987. Risulterebbe che almeno due di essi, Georges Cipriani e Nathalie Ménigon, abbiano avuto gravi ripercussioni sulla propria salute mentale e fisica. AI ha sottolineato come esistano prove che il trattamento dei detenuti sia diverso da quello previsto dagli standard internazionali.

Due detenuti appartenenti ad Action directe, Jean-Marc Rouillan e Joëlle Aubron hanno iniziato a gennaio uno sciopero della fame per attirare l’attenzione sulle condizioni di Georges Cipriani e Nathalie Ménigon. Lo sciopero della fame è stato interrotto dopo che le autorità carcerarie hanno fornito una serie di garanzie, fra cui la somministrazione di cure mediche appropriate.

Impunità effettiva

Vi è stata costante preoccupazione per il clima di impunità creato da ritardi e ostacoli posti allo svolgimento di processi nei confronti di agenti di polizia.

*A dieci anni dalla sparatoria in cui perse la vita Youssef Khaïf, un giovane di origine algerina ucciso mentre tentava di fuggire con un’automobile rubata, nel mese di settembre la Corte d’Assise di Yvelines ha assolto un agente di polizia incriminato per la sua morte. L’uccisione di Youssef Khaïf avvenne nel giugno 1991 a Mantes-la-Jolie, nel dipartimento di Yvelines, durante i disordini che fecero seguito alla morte in custodia del diciottenne Aïssa Ihich, avvenuta nel maggio dello stesso anno. Sebbene il procuratore abbia escluso la teoria della legittima difesa presentata dagli avvocati dell’agente riconoscendone così la colpevolezza, al termine del dibattimento ha chiesto soltanto una condanna detentiva con sospensione della pena, come «sentenza nominale». Il processo all’agente ha potuto essere celebrato solo dopo il superamento di una serie di ostacoli legali. La famiglia di Youssef Khaïf ha espresso l’intenzione di fare appello contro il verdetto presso la Corte europea per i diritti umani.

*Anche il processo alle persone implicate nella morte in custodia di Aïssa Ihich, avvenuta nel maggio 1991, ha avuto luogo dopo un ritardo di dieci anni. Aïssa Ihich è morto per un attacco d’asma dopo essere stato duramente percosso mentre giaceva a terra. Nel marzo 2001, il tribunale correzionale di Versailles ha condannato due agenti di polizia alla reclusione per dieci mesi, con sospensione della pena, per atti violenti. Il procuratore aveva richiesto la non colpevolezza degli agenti. Un medico è stato condannato a dodici mesi di reclusione, con sospensione della pena, per omicidio involontario dovuto a negligenza: egli aveva certificato che le condizioni di Aïssa Ihich non erano incompatibili con il prolungamento del fermo deciso dal procuratore. A dicembre, nel corso di una udienza presso la Corte d’Appello di Versailles per un ricorso presentato dagli agenti di polizia e dal medico, il procuratore ha sostenuto che gli agenti dovevano essere riconosciuti non colpevoli mentre la condanna nei confronti del sanitario andava confermata. La decisione del tribunale è stata differita al febbraio 2002. Il caso stato un importante esempio per la riforma delle norme sull’arresto e la custodia di polizia.

*A gennaio, la Corte d’Appello di Aix-en-Provence ha confermato la decisione di un giudice inquirente di non luogo a procedere nei confronti di alcuni agenti di polizia per la morte di Mohamed Ali Saoud, avvenuta a Tolone nel 1998. Egli era morto a causa dell’asfissia provocata da una prolungata immobilizzazione. La famiglia della vittima, che si è costituita parte civile, ha inoltrato appello alla Corte di Cassazione.

*A dicembre la Corte d’Appello d’Orléans ha chiuso un caso contro un poliziotto accusato di aver ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca il 16nne Abdelkader Bouziane nel 1997. Un giudice per le indagini preliminari e la Corte d’Appello di Parigi avevano in precedenza respinto l’argomentazione di «legittima difesa» del poliziotto e stabilito che egli doveva essere processato da una Corte d’Assise. A marzo la Corte di Cassazione aveva annullato questa decisione.

Guerra d’Algeria: torture e uccisioni

In un libro pubblicato a maggio, il generale Paul Aussaresses, un alto ufficiale francese durante la guerra d’indipendenza algerina dal 1954 al 1962, ha ammesso non soltanto di aver preso personalmente parte a torture ed esecuzioni sommarie, giustificandole come necessarie, ma ha anche affermato che il governo francese dell’epoca era direttamente implicato in tali operazioni. AI ha ritenuto estremamente gravi le dichiarazioni e ha sollecitato le autorità ad avviare un’indagine completa e immediata. Pur condannando l’operato del generale Aussaresses, alla fine dell’anno il governo non aveva ancora risposto positivamente agli appelli per l’apertura di tale indagine.

Nei mesi di maggio e giugno, sono stati aperti vari procedimenti legali nei confronti del generale Aussaresses, mentre singoli cittadini e gruppi hanno chiesto l’avvio di ulteriori procedimenti. In luglio e in settembre, un giudice inquirente ha rifiutato di procedere sulle denunce formali per «crimini contro l’umanità» avanzate da due organizzazioni per i diritti umani nei confronti del generale Aussaresses. Il generale è comunque comparso, in novembre, davanti al tribunale correzionale di Parigi per «complicità in apologia di crimini di guerra». Il verdetto è stato fissato al gennaio 2002.

Con l’affissione di una targa sul ponte Saint-Michel dedicata alla memoria dei «molti algerini uccisi durante la sanguinosa repressione della dimostrazione pacifica del 17 ottobre 1961», a quarant’anni di distanza sono stati intrapresi i primi passi per commemorare ufficialmente il massacro. L’inaugurazione della targa da parte del sindaco di Parigi, avvenuta in ottobre, è stata duramente contestata da alcuni sindacati di polizia ed esponenti politici. Resta ancora incerto il numero preciso di algerini affogati dopo essere stati gettati nella Senna dalla polizia o uccisi nelle stazioni di polizia la notte del 16 ottobre 1961, anche se si pensa che almeno duecento persone abbiano perso la vita.

Aggiornamento

*A settembre, il tribunale correzionale di Tolosa ha condannato un sergente di polizia a tre anni di reclusione, con sospensione della pena, per omicidio involontario in seguito alla sparatoria che, nel dicembre 1998, ha provocato la morte del diciassettenne Habib Ould Mohamed. All’agente è stato inoltre proibito di continuare la carriera nelle forze di polizia.

Il tribunale ha concluso che, sebbene non avesse aperto il fuoco deliberatamente, l’agente aveva commesso «una sconcertante serie di azioni incaute, negligenze ed errori professionali» che hanno provocato la morte del minore. Habib Ould Mohamed, che non era armato, è stato colpito durante un tentativo d’arresto ed è morto per strada. L’agente non ha avvisato che stava per utilizzare un’arma da fuoco, come invece richiede la legge, e la pattuglia coinvolta nell’episodio non ha fatto alcun serio tentativo per soccorrere Habib Ould Mohamed, il cui corpo è stato scoperto successivamente da un passante.

Rapporti di Amnesty International

Concerns in Europe, January-June 2001: France (AI Index: EUR 01/003/2001)

 



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