Archivio Web Noam Chomsky
Anno 501 la conquista continua (indice)


PARTE QUARTA.
AMNESIE OCCIDENTALI.


Capitolo 11.
IL TERZO MONDO.

3. DEMOCRAZIA, ULTIMA CARTA.

"Gli uomini e le donne che combatterono per la terra e la casa nel 1892 ci hanno lasciato importanti insegnamenti validi per la nostra epoca non meno di quanto lo furono per la loro", scrive lo storico del movimento operaio David Montgomery riassumendo una serie di resoconti sulla vicenda di Homestead. "La gente lavora per soddisfare le proprie necessità materiali, ma quello sforzo giornaliero costruisce anche una comunità i cui fini vanno ben al di là dell'arricchimento personale. Gli ultimi 100 anni hanno dimostrato quanto la salute della democrazia nelle società industriali moderne dipenda dal successo dei lavoratori nel superare le differenze personali e di gruppo al fine di poter giocare un ruolo effettivo nel determinare il proprio futuro. La lotta per la terra e la casa continuano ancor oggi" (21).

La comunità dei lavoratori di Homestead, scrive Montgomery, fu distrutta dalla violenza di stato, "mobilitata per salvaguardare la pretesa delle imprese di poter utilizzare senza interferenze le loro proprietà nella ricerca del guadagno personale". L'impatto sulle vite dei lavoratori fu enorme. Alla vigilia degli anni '20, osserva Patricia Sexton, dopo che altri tentativi di organizzare i lavoratori furono sconfitti - in questo caso, con l'aiuto del 'terrore rosso' di Wilson - "la settimana lavorativa media obbligatoria nelle acciaierie americane era di venti ore più lunga che di quella britannica e l'orario di lavoro negli Usa era più gravoso allora che nel 1914, o persino nel 1910". I valori comunitari si disintegrarono. Finché Homestead rimase una zona sindacalizzata, vennero adottate in città importanti misure per superare le tradizionali barriere tra i lavoratori specializzati e non, ed il diffuso razzismo contro gli immigrati. Questi ultimi, allora molto disprezzati, furono in prima linea nella lotta, e venivano salutati come "ungheresi coraggiosi, figli della fatica... alla ricerca di giustizia". Negli anni successivi, secondo Montgomery, "di rado si udirono lodi di questo tipo da parte dei lavoratori 'americani'" (22).

La democrazia e le libertà civili crollarono con il sindacato. "Se vuoi parlare con qualcuno ad Homestead, parla con te stesso", dicevano gli abitanti; gli estranei, come abbiamo visto, erano colpiti da quell'atmosfera di sospetto e di paura. Nel 1892 i lavoratori gestivano la politica locale. Nel 1919, invece, i funzionari del comune negarono ai sindacalisti il diritto di organizzare assemblee e vietarono la presenza di qualsiasi "oratore venisse da fuori"; e quando furono costretti dal tribunale a tollerare le assemblee, mandarono i poliziotti sul palco per "dissuadere gli oratori da accesi discorsi o da critiche verso le autorità locali o nazionali" (Montgomery). La storia di Mother Jones indignò molti, ma ad Homestead pochi poterono parlarne.

Quarant'anni dopo la repressione del sindacato e della libertà, continua Montgomery, "il rispetto dei diritti sul lavoro, tramite il riconoscimento delle "Union", ed il risveglio della democrazia nella vita politica riapparvero allo stesso tempo" ad Homestead. Con il ritorno delle organizzazioni operaie, anche la democrazia riprese vita. Come sempre, la possibilità di consultarci in maniera organizzata e sistematica con chi ci sta accanto è decisiva per la democrazia, come capirono i sacerdoti nel Salvador ed i sindacalisti di Homestead; una lezione compresa anche da coloro che usano tutti i mezzi possibili perché la plebaglia resti sparpagliata e disorientata. La lotta procede lungo un sentiero molto accidentato. Nel corso degli ultimi decenni, le istituzioni del potere, ed i loro grandi sacerdoti, hanno registrato importanti vittorie e sofferto alcune serie sconfitte.

Le tendenze verso la Nuova Era Imperiale, celebrate dalla stampa finanziaria internazionale, sono ovvie e comprensibili, insieme con l'avvicinarsi alle abitazioni dei ricchi della linea di demarcazione tra il Nord ed il Sud. Ma esistono anche delle controtendenze. In tutto il Nord, soprattutto negli Stati Uniti, molto è cambiato negli ultimi 30 anni, almeno nella sfera culturale e della morale, se non a livello istituzionale. Se il quinto centenario del Vecchio Ordine Mondiale fosse caduto nel 1962, sarebbe stato celebrato ancora una volta come la liberazione dell'emisfero. Nel 1992 ciò è stato impossibile, e pochi possono permettersi di parlare tranquillamente della nostra missione di 'abbattere alberi e indiani'. L'invasione attuata dall'Europa adesso è ufficialmente un 'incontro', anche se vasti settori della popolazione rifiutano quest'eufemismo in quanto è solo meno offensivo delle espressioni usate in precedenza.

I nuovi limiti alla violenza dello stato, dei quali il governo Usa è pienamente consapevole, sono un altro esempio. Molti sono rimasti delusi dall'incapacità del movimento pacifista di impedire la guerra nel Golfo, dimenticando che, forse per la prima volta, le proteste di massa hanno preceduto i bombardamenti, un cambiamento radicale rispetto a quel che era avvenuto 30 anni prima nel caso dell'attacco Usa contro il Vietnam del Sud; e allora non vi era neppure uno straccio di pretesto. I fermenti degli anni '60 si sono successivamente estesi a settori molto più vasti, risvegliando una nuova sensibilità all'oppressione razzista e sessista, le preoccupazioni per l'ambiente, un maggiore rispetto delle culture altrui e per i diritti umani. Uno degli esempi più notevoli è costituito dai movimenti di solidarietà con il Terzo Mondo degli anni '80, con il loro coinvolgimento, senza precedenti, nella vita e nella sorte delle vittime della repressione. Questo processo di democratizzazione e di maggiore attenzione per la giustizia sociale potrebbe avere importanti conseguenze.

Tali sviluppi sono considerati pericolosi e destabilizzanti dai potenti, e vengono quindi duramente condannati. Reazione comprensibile dal momento che essi minacciano la spregevole regola dei padroni, con tutto quel che ne consegue. Essi costituiscono in realtà l'unica vera speranza per la maggioranza della popolazione mondiale, anzi per la stessa sopravvivenza della specie umana in un'epoca caratterizzata da drammatici problemi ambientali ed internazionali i quali non possono essere affrontati da strutture sociali e culturali primitive, mosse dal guadagno materiale immediato, che considerano gli esseri umani come semplici mezzi e non come fini.


Note:

N. 21. Demarest, "River", epilogo.
N. 22. Ibid. Sexton, "War", p. 87.


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