FIRENZE S. MARIA RANDELLA

6 E 7 OTTOBRE 2000

DUE GIORNI E PIU’ CONTRO LE BIOTECNOLOGIE E

QUALSIASI FORMA DI MANIPOLAZIONE GENETICA


Questo opuscolo non vuole essere la cronaca ufficiale degli avvenimenti accaduti a Firenze durante l’iniziativa contro le biotecnologie organizzata dal gruppo ecologista il Silvestre.

E’ solo un racconto parziale e immediato di alcuni di noi: stati d’animo, gioie, dolori e rabbia vissuti in quelle giornate.

Nello stesso tempo si vuole contribuire alla informazione su ciò che è successo, non travisata dai sciacalli di turno al servizio dello Stato o da chi, contrario a certe posizioni politiche espresse, cercherà di denigrare gli avvenimenti.

Roma, ottobre 2000

L’opuscolo non ha prezzo. Si auspica la fotocopiatura selvaggia da parte di chi, trovandolo interessante nei contenuti, voglia ampliarne la diffusione.

Per contribuire alle spese processuali ai compagni arrestati e/o denunciati possono essere inviate sottoscrizioni al

c.c.p. nr.14228571 intestato a: Cristiana Scalzi via Cecconi 17 57126 Livorno

indicando nella causale: pro spese legali

PROLOGO

I due giorni organizzati da IL SIVESTRE, contro ogni forma di manipolazione genetica, aveva visto nella città di Roma due incontri preliminari, sia per organizzare una più ampia partecipazione all'iniziativa, sia per rilanciare un dibattito e la lotta alle biotecnologie.

In seguito la partecipazione ai due giorni si è concretizzata con circa 40 persone, che in vari momenti, dal Lazio, sono giunti a Firenze.

Intanto nel capoluogo toscano si preparava il soggiorno per chi sarebbe arrivato per il 6 e 7 ottobre.

Nel pomeriggio del mercoledì quattro si entra in una villa, già in passato occupata e sgomberata dopo in po' di tempo.

Purtroppo, il comune di Firenze, avendo degli importanti investimenti, non gradisce la presenza dei compagni e con l'ausilio dei vigili urbani, pistole alla mano, sgombera dopo poche ore e denuncia i presenti di scasso ed occupazione.

A Roma la notizia coglie i compagni nelle fasi finali dell'organizzazione della partenza.

Giovedì pomeriggio ci si vede a San Lorenzo, si organizzano le macchine e si parte.

Durante il viaggio arriva la notizia di un nuovo posto occupato, nella periferia sud di Firenze, si accelera per arrivare il prima possibile.

Arriviamo appena in tempo per le battute finali della riunione organizzativa, per il giorno seguente, e per notare una Tipo verdognola, che inizia a girare con insistenza intorno all'occupazione e che per tutti i giorni seguenti ci seguirà passo passo.

Chi saranno mai questi timidi amici?

VENERDI' SEI

Ci si sveglia di buon'ora, per metterci in cammino verso il primo appuntamento dei due giorni.

Verso le 10.00/10,30 si arriva al Piazzale delle Cascine, dove s'incontrano nuovi arrivati.

Saluti, abbracci, risate.

Si aprono gli striscioni, si espongono cartelli contro gli OGM e le manipolazioni genetiche, si apre il banchetto informativo.

Passa il tempo e il presidio conta ormai un centinaio di persone.

Inizia la sagra dei fotografi e registi falliti, che per tutti i giorni a venire, c'immortaleranno, presumibilmente, in qualsiasi attività e movimento.

CONTROLLARE, VIVISEZIONARE, CATALOGARE, SCHEDARE, tali compiti saranno ben svolti.

Anche, se sotto l'occhio vigile del vero "Grande Fratello", non possiamo, né vogliamo rimanere inattivi

Durante il presidio, si entra prima nella Facoltà d'Agraria e poi in quella di Botanica, interrompendo le lezioni per volantinare e discutere sia con gli studenti sia con i professori.

Fino a questo momento i pulotti sono tranquilli, s'incazzano, e di brutto, quando una parte del presidio si sposta verso l'Istituto Tecnico d'Agraria, che si trova li vicino.

Anche qui si bloccano le lezioni e ci s'intrattiene con gli studenti, ma questa volta ben tampinati dalle forze del ordine che cercano di ostacolare i momenti d'incontro.

Prima che la situazione degeneri si torna tutti insieme al presidio, che dura fino alle 14.00/14.30 per poi spostarsi al secondo appuntamento della giornata davanti alla Menarini, fabbrica all'avanguardia nella sperimentazione e produzione di farmaci biotecnologici.

Intorno alle 16.00 si arriva davanti alla fabbrica, un palazzo anonimo

della periferia fiorentina. LE STRADE SONO DESERTE.

I vigili urbani hanno deviato il traffico.

Nessuno deve essere contaminato dal morbo contestatore e specialmente i dipendenti, che sono fatti uscire prima del nostro arrivo.

NON STIAMO AL GIOCO.

Si parte in corteo non autorizzato, che bloccando la circolazione delle auto, a più riprese, negli incroci della zona, manda in tilt il traffico del quartiere e, nello stesso tempo, riesce a comunicare con i passanti, con volantini ed interventi al megafono.

Dopo circa un'ora arriva un pulmino della celere che si schiera in tenuta antisommossa.

SONO IN SEI.

Li prendiamo ancora in contropiede ripartendo verso la Menarini, che è fatta bersaglio di un lancio d'uova colorate.

Il corteo prosegue ancora per un tratto, in direzione della cascina occupata, finchè un acquazzone lo fa sciogliere anticipatamente.

Arriviamo a gruppetti all'occupazione e s'inizia una discussione che si protrae, interrotta solo per la cena, fino a notte fonda.

SABATO SETTE

La giornata inizia pigramente, con capannelli di persone che discutono e aspettando il corteo pomeridiano, si occupano degli ultimi preparativi per la manifestazione.

Dopo pranzo, per chi ha mangiato, si parte per l'appuntamento in Piazza Santa Maria Novella. Ci s'incammina in gruppo, passando davanti ai celerini che non ci guardano in modo certamente socievole.

Incazzati della giornata precedente?

Arrivati in piazza si trovano compagni, arrivati da varie parti d'Italia.

E' un turbinare di foto, la pressione psicologica aumenta, ci scrutano avidi dei più intimi particolari, e istintivamente si alzano i fazzoletti, per cercare di difendersi, per quanto sia possibile, da quell'assalto.

E' fatta.

Hanno trovato la scusa per non far partire il corteo, come sicuramente era stato pianificato in precedenza.

Ci si fronteggia con la celere, si prova a partire in corteo, che nel frattempo si era ingrossato con nuovi arrivi, ma il questore è categorico: IL CORTEO E' VIETATO, SI DEVE SCIOGLERE L'ASSEMBRAMENTO.

Tale provocazione non è accettata, i compagni si accalcano ancora di più verso il cordone della celere, il nervosismo sale.

Un celerino, forse più "emotivo" degli altri, fa partire un lacrimogeno tra le gambe dei suoi colleghi.

Qualche sarcastico applauso, grande confusione.

Basta una scintilla e parte la carica.

Da una parte lanci di lacrimogeni mentre dall'altra vola tutto quello che è a portata di mano.

Il corteo si disperde, per poi riunirsi a centro della piazza, un primo compagno è preso. Sta per partire una seconda carica.

Ci s'infila in una strada, che porta verso la stazione, i cassonetti sono messi di traverso per rallentare la carica, che puntualmente arriva. Gli ultimi del corteo vengono a contatto con la celere. E' un lancio continuo di lacrimogeni. Ci si divide in gruppi, che si disperdono per il centro, il grosso arriva alla stazione, dove parte una terza carica. Ci si disperde tra la stazione e le vie limitrofe, si contano i primi feriti.

Adesso entra in azione la DIGOS, che attua un vero rastrellamento, colpendo indiscriminatamente tutte le persone, partecipanti o no alla manifestazione, ree di vestire in modo "strano". La città è diventata un territorio di caccia. Parte dei compagni riesce a riunirsi in una piazza. S'inizia a contarci, si telefona agli avvocati.

Alcuni minuti dopo fanno capolino due furgoni della celere, che da questo momento ci seguiranno per tutta la serata.

Decidiamo si spostarci verso Piazza SS. Annunziata, dove avrebbe dovuto finire il corteo ed inizia un'estenuante assemblea sul da farsi, intanto si continua a contarci. Quanti sono i feriti? Quanti i fermati?

Numeri che non si riesce a quantificare con sicurezza, fino a quando l'avvocato, intorno alle 21.00 comunica le notizie avute dalla questura, è una doccia fredda: ci sono 26 fermati.

Si decide di spostarci davanti alla questura, per aspettare l'uscita dei fermati, e anche in questo caso avviene una nuova mostra di muscoli. Davanti a 50 persone, esauste dalla giornata ad alta tensione, si schierano, in un quartiere aperto solo ai residenti e perciò già altamente controllato, cinque blindati tra celere e carabinieri. Non ci muoviamo e scandiamo slogan per la libertà dei fermati, scende il questore, e conferma che sei persone non saranno rilasciate.

Aspettiamo fino all'uscita dell'ultimo fermato, per gli arrestati non possiamo fare nulla. A quel punto si ritorna, a dormire (???!!!) alla cascina occupata con il pericolo di un'irruzione nella notte, che non arriva.

DOMENICA OTTO

Al mattino, si aspetta l'arrivo dell'avvocato che porta le ultime notizie.

Gli arrestati sono stati portati al carcere di Sollicciano, e si profila, quasi sicuramente che rimangano dentro fino a mercoledì, con accuse di lesioni e resistenza.

BISOGNA FARE QUALCOSA

Ci riuniamo, si decide il testo di un volantino che denunci gli avvenimenti della giornata precedente ed esprima solidarietà agli arrestati, si concorda un volantinaggio nel pomeriggio nelle vie del centro.

Ore 18.00 ci si ritrova, in una trentina, davanti al Duomo volantiniamo, sempre scrutati dal "Grande Fratello", e poi ci si sposta tutti insieme a Scandicci dove si trova il carcere, per un presidio più rumoroso possibile. Si arriva verso le 21.00, concordiamo per cinque minuti la nostra presenza sotto le mura del carcere che si rivela una struttura abominevole.

Urliamo a tutta voce i nomi dei compagni, che vogliamo liberi.

Urliamo libertà per tutti.

Si fa più rumore possibile con qualsiasi cosa: pentole, cartelli stradali, bandoni, sono percossi violentemente.

All'interno in molti ci sentono, ricambiano, ci salutano contenti della "visita" inaspettata.

Scaduto l'orario prefissato ci allontaniamo, dopodiché volanti della polizia e dei carabinieri cominciano a girare nei dintorni, forse chiamate dalle guardie carcerarie.

Ritornati in città, ci confrontiamo in un'altra riunione volante.

E' tempo d'altri saluti, di nuove partenze, si decidono gli appuntamenti per l'indomani e si fa ritorno alla cascina.

LUNEDI' NOVE

Nuova giornata, arrivano nuovi fermi.

Tre compagne che si trovano davanti alla cascina occupata sono fermate, portate via e dopo alcune ore rilasciate con una denuncia d'occupazione.

Il posto, che nel frattempo aveva esaurito la sua funzione è lasciato.

Ci si ritrova un'altra volta per le strade del centro.

Un ennesimo volantinaggio controinformativo e di passaggio al presidio davanti alla Prefettura.

Tale iniziativa è stata promossa dal C.P.A. (Centro Popolare Autogestito), a cui uno degli arrestati fa riferimento, non ci si ferma, visto che già ad un incontro precedente si erano espresse posizioni inconciliabili .

Arriva la notizia, certa, che mercoledì 11 ottobre, è fissata l'udienza preliminare del GIP, per il rinvio a giudizio e si convoca un presidio davanti al Tribunale.

MERCOLEDI' UNDICI ORE 12.00

 

ULTIME NOTIZIE DAL PRESIDIO DAVANTI AL TRIBUNALE DI FIRENZE

LUCA DROVANDI

ILARIA MARCONCINI

ANTONIO BUDINI

KARIN DEL VECCHIO

ANDREA VENTRELLA

FABRIZIO MARIANINI

SONO FUORI DAL CARCERE

UN ABBRACCIO

A PRESTO

CONCLUSIONI PARZIALI

Non è facile, ancora scossi emotivamente dagli avvenimenti, analizzare compiutamente quello che è successo in questa fine settimana a Firenze. Ci sono note dolenti ma ce ne sono anche di positive.

Ovviamente la principale nota dolente sono i pestaggi, i fermi, i denunciati, gli arresti che hanno colpito i partecipanti all'iniziativa.

Negativo è certamente il non svolgimento del corteo la cui intenzione era comunicare, sulle manipolazioni genetiche, cercando di interagire con la gente di Firenze. Questo nella giornata di sabato non è stato possibile. Non si è stati completamente lucidi in piazza, ma in quella situazione non era sicuramente facile. Quando si attacca lo Stato anche solo sul piano dell'informazione, nei punti importanti per il mantenimento del potere, le reazioni repressive sono nella normalità.

Dall'altro canto un grosso gruppo di persone, sottoposte ad un'alta tensione emotiva, è riuscito comunque a stare insieme per tutta la durata dell'iniziativa, anche con una conoscenza a volte minima tra i partecipanti. Le affinità si possono creare ed avere anche con persone che quotidianamente sono lontane fisicamente.

Positivo che, anche nei momenti più bui dell'iniziativa, lo scoramento non ha preso il sopravvento. Anzi, oltre ad organizzare quotidianamente iniziative di controinformazione e di solidarietà con gli arrestati, si è continuato a guardare avanti a pianificare nuovi momenti, nel prossimo futuro per continuare la lotta alle biotecnologie.

NONOSTANTE I RIPETUTI TENTATIVI DI DISTRAZIONE DA PARTE DELLA SBIRRAGLIA CONTINUIAMO A CONCENTRARE L'ATTENZIONE SUI MOTIVI CHE HANNO DATO ORIGINE A QUESTA MOBILITAZIONE.

LA LOTTA È SOLO ALL'INIZIO E SIAMO SEMPRE DETERMINATI A NON ACCETTARE COMPROMESSI PER L'ABBATTIMENTOE LA DISTRUZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE, CONTRO OGNI FORMA DI MANIPOLAZIONE GENETICA.